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mercoledì 28 maggio 2014

Piddí

D'accordo, ha perso Grillo e ha vinto Renzi. Ha perso quasi 3 milioni di voti il Movimento 5 Stelle e ne ha guadagnati più di due milioni e mezzo il Pd. Le Europee dicono soprattutto questo (oltre alla annunciata – e definitiva? – disfatta berlusconiana). E questo è chiaro. Ma ci sono alcuni dati che mi frullano in testa da giorni. Riguardano naturalmente la mia Sicilia e quindi l'intera circoscrizione Isole, che per la prima volta elegge tutti i suoi otto eurodeputati "a disposizione".
In Sicilia ha vinto il Pd, ma ha perso il Pd siciliano. Non è un controsenso. Sugli otto eletti totali, tre sono democratici, due grillini, due berlusconiani (ma non Miccichè, l'uomo del 61-0) e uno alfaniano. Quindi: Pd 3, M5S 2, Forza Italia 2, Ncd 1. I numeri sono importanti: nella circoscrizione insulare il Pd guadagna sì rispetto alle Politiche, ma molto meno che altrove (+15% circa rispetto a un +30% in media negli altri collegi). Il partito di Renzi è stato il primo a questo giro, superando nettamente il M5S, ma le cose non sono così rosee. Infatti, scontando soprattutto un'astensione molto alta (domenica mi ero intristito quando ho letto che alla prima rilevazione delle 12 l'affluenza più bassa in tutta Italia era l'8% della mia provincia di Ragusa...), la Sicilia lancia un segnale al Pd e a tutto il centrosinistra, al governo a Roma come a Palermo.
Su tre eletti, uno, il primo, è sardo (a proposito, erano vent'anni che "l'altra" isola non eleggeva eurodeputati: ora ne porta tre a Strasburgo), l'ex presidente della Regione Renato Soru. L'uomo Tiscali supera la capolista Caterina Chinnici, magistrato minorile, figlia del grande Rocco, già assessoressa di una giunta Lombardo. E poi l'outsider, Michela Giuffrida, nota giornalista catanese. Ecco, qui sta il senso della vera sconfitta del Pd mascherata dal trionfo apparente delle percentuali: perdono sia i candidati pro Crocetta (il suo assessore bergamasco, Michela Stancheris) sia quelli fieramente oppositori interni del governatore (il giurista Fiandaca). Perdono i nomi grossi della nuova nomenklatura renziana, cioè il sindaco di Agrigento Marco Zambuto. Perde la ridicola contrapposizione delle antimafie. Vincono invece un sardo, un'ex assessore di Lombardo (che ancora rivendica di aver lavorato bene in quella giunta...) e una giornalista infilata in lista all'ultimissimo momento al posto del sindaco di Lampedusa Giusi Nicolini (lei sì che avrebbe meritato di essere votata ed eletta), in quota indipendente per conto di Articolo 4, un movimento che appoggia Crocetta a Palazzo d'Orleans, ma che ha una storia non proprio di centrosinistra. Infatti è creatura di Lino Leanza, una volta fedelissimo di Lombardo, in vite precedenti già vice di Cuffaro, nel Ccd, alla Camera con l'Udc eccetera eccetera.
Michela Giuffrida, per la cronaca, è la direttrice di Antenna Sicilia, la tv di proprietà del dominus dell'informazione siciliana, Mario Ciancio Sanfilippo. Ha preso 93mila preferenze, e Leanza – da politico di razza – ha fatto notare che i voti di Articolo 4 valgono circa un quarto dei voti che il Pd ha preso in Sicilia domenica, più o meno il 5% a livello regionale se il movimento avesse corso da solo. E allora, Renzi e il Pd festeggino pure, ma riflettano sul fatto che i loro candidati di partito hanno perso. Forse ha vinto ancora una volta Lombardo? Nella terra che a Maletto, paese natale di Leanza nel catanese, ha dato il 32% alla Lega Nord, né jabbu né maravigghia.



P.S. Il 13 settembre 2008 ho "rischiato" di conoscere personalmente l'onorevole Giuffrida. Presentava la premiazione del concorso internazionale di cortometraggio Corto Moak, al quale partecipai con l'amico Peppe Candido (per dire, un evento organizzato da un'industria di caffè e noi ci presentammo con un video, Coffee Shock, la cui prima battuta era "Odio il caffè"...). Non ero però in Sicilia e quindi andò solo Peppe, quello che mi aveva fatto conoscere i R.E.M.. Vincemmo una specie di premio della critica. La Giuffrida ci qualificò come ragusani...

venerdì 28 gennaio 2011

Il disordine dei giornalisti

Otto siciliani e un campano (Giancarlo Siani, a colori)
Otto. Otto su undici. Undici sono i giornalisti uccisi in Italia dalle mafie e dal terrorismo negli ultimi cinquant'anni. Otto sono quelli uccisi dalla mafia siciliana. Otto siciliani. L'ultimo in ordine di tempo è Beppe Alfano, assassinato diciotto anni fa. Ma molti sono ancora minacciati, come Lirio Abbate e Pino Maniaci. Insomma, fare informazione e giornalismo in Sicilia non è facile.
In realtà vorrei parlare d'altro, infondere un pizzico di ottimismo e dare qualche buona notizia. A chi e su chi di mestiere fa notizia. Le opportunità di lavoro per i giornalisti in Sicilia ci sono, eccome. Mica sono tutti bersagliati dalla mafia.
Ha fatto storia l'assunzione per chiamata diretta e sine titulo di 23 (ventitrè) caporedattori all'ufficio stampa della Regione Siciliana nel 2006. Abile mossa pre-elettorale di Totò Cuffaro. Cioè, furono assunti ventitrè giornalisti e tutti venivano pagati con 3.800 € al mese, tutti caporedattori. Comunque Cuffaro è stato prosciolto nel settembre 2010 dall'accusa di concorso in abuso d'ufficio per quelle assunzioni. Assolto perché il fatto - in quel caso... - non sussiste.
Ma le opportunità di lavoro per i giornalisti siciliani si erano già allargate negli scorsi anni addirittura per legge. La legge nazionale 150/2000 prevede l'istituzione obbligatoria di uffici stampa negli Enti locali. Un provvedimento regionale del 2002 e soprattutto un protocollo d'intesa del 2005 tra l'Anci Sicilia e l'Assostampa ne hanno imposto la creazione per le Province e per i Comuni con più di diecimila abitanti. L'assessorato per le Autonomie locali e la Funzione pubblica, guidato da Caterina Chinnici, ha avviato un monitoraggio per sapere a che punto è la situazione. Sui 117 obbligati per legge, sono solo 40 gli Enti che hanno istituito gli uffici stampa pubblici. In realtà il risultato è provvisorio, perché ancora non hanno risposto tutte le amministrazioni interessate. L'assessore Chinnici ricorda che occorrono "correttezza e trasparenza" per dare visibilità all'azione della pubblica amministrazione. Però la normativa non è applicata in maniera uniforme, anche "grazie" alla Corte Costituzionale che nel 2007 ha dichiarato illegittime alcune norme sui profili contrattuali e giuridici dei giornalisti degli uffici stampa. Insomma, la legge andrebbe rivista.
Ma il deficit di comunicazione istituzionale non è solo giornalistico. Su 390 Comuni siciliani, 23 (numero maledetto...) non hanno ancora attivato né istituito gli Urp, gli uffici per le relazioni con il pubblico. A diciassette anni dalla legge che ne prevedeva la creazione. Per gli enti inadempienti sono già pronti i commissari ad acta.
Occhio alla penna.

martedì 28 dicembre 2010

I cognomi sono puri accidenti

Se Lucia Borsellino si chiamasse in un altro modo, adesso nessuno discuterebbe della sua nomina a direttore generale del dipartimento per le attività sanitarie della regione Sicilia.
La figlia di Paolo, uno dei pochi veri Eroi di questo Paese, è riconosciuta da tutti come un'eccellente professionista del settore. Laureata in farmacia, 41 anni, quasi venti passati nell'amministrazione regionale. Ha gestito l'ufficio del "piano di rientro" scongiurando il commissariamento, azzerando il deficit e facendo risparmiare 150 milioni di euro in tre anni per l'acquisto di farmaci ospedalieri.
Le competenze non si discutono, la discrezione e la professionalità ancora meno.
A qualcuno però non va bene il nome, anzi il cognome. C'è chi la butta sul piano "brunettiano", perché la Borsellino avrebbe scavalcato senza concorso eventuali aspiranti dirigenti. Un po' quello che rimproverarono a suo padre ai tempi della polemica sui "professionisti dell'antimafia"... Chi invece non ce la fa proprio a vedere affiancato il cognome Borsellino al governo Lombardo.
Un po' (anzi, più di un po') capisco i secondi. Lasciamo perdere la genesi assurda dell'ultima - solo in senso cronologico - giunta regionale, dunque tralasciamone la composizione arlecchinesca. Ma il governatore è al centro di indagini su presunti rapporti con la mafia, e inevitabilmente non si può non storcere il naso. Nella/e giunta/e Lombardo sono passati altri nomi dell'antimafia. Il responsabile della Sanità è ancora Massimo Russo, magistrato prestato alla politica. Caterina Chinnici, figlia del giudice Rocco ucciso nel 1983, è assessore alle Autonomie locali e alla Funzione pubblica. Marco Venturi, prima di diventare assessore alle Attività produttive, era conosciuto per le battaglie antiracket in Confidustria Sicilia. Nel Pd, il principale sponsor dell'alleanza con Lombardo è il senatore antimafia Giuseppe Lumia.
Qualcuno fa il nome di Russo come ipotetico traghettatore se il presidente dovesse lasciare per le inchieste della Procura di Catania.
Non credo affatto che questi professionisti e stimati esponenti della società civile siano improvvisamente impazziti. Io però non nascondo un certo disagio (eufemismo, ndr). E con me tanti elettori e simpatizzanti del centrosinistra. Poi ci sono quelli che ne hanno dette di tutti i colori a Russo, Chinnici, Venturi, ma ora plaudono alla nomina della bravissima Lucia Borsellino.
Buon lavoro, dottoressa.

Aggiornamento di ottobre-novembre 2012. Lucia Borsellino è assessore alla Sanità della giunta regionale di Rosario Crocetta. Una scelta "sofferta e meditata", ha detto in conferenza stampa il 13 ottobre, quando già si sapeva, prima del voto, che Crocetta l'aveva scelta per quel ruolo. «Quello che chiedo a tutti è di avere almeno il buon gusto di non usurpare un nome e un cognome che negli ultimi 20 anni sono stati abusati, spesso proprio da coloro che la legalità l'hanno sbandierata senza praticarla». Niente strumentalizzazioni, solo rispetto. Rispetto per un nome e per una professionista.
Buon lavoro, dottoressa.