Di
Giusi Nicolini ho sempre avuto
una buona opinione. Per questo sono rimasto colpito dalla sua netta sconfitta alle elezioni comunali (solo terza a Lampedusa, da sindaco uscente). Una sconfitta per la quale molti hanno tifato, perché non è sembrato vero poter dire che la gente, quella che vota (peraltro con affluenza molto alta), boccia l'accoglienza dei migranti, che un sindaco dovrebbe preoccuparsi più dei bisogni dei suoi concittadini e così via. Proprio perché sono sorpreso, però, vorrei provare a capire, o solo constatare, i motivi di questo flop. La Nicolini è entrata da poco nella segreteria nazionale del Pd, Matteo Renzi ne ha fatto una facile e comoda bandiera. E forse questo non deve aver convinto troppo proprio chi da un sindaco pretende risposte ai bisogni concreti e quotidiani (l'acqua, la benzina troppo cara, l'elettricità – c'è stato un blackout anche durante lo spoglio delle schede). Strumentalizzazione? Forse sì, forse no. Fatto sta che in campagna elettorale si è parlato praticamente solo dei premi e riconoscimenti internazionali per
Giusi Nicolini (ultimo quello dell'Unesco). L'accusa degli oppositori è che lei abbia pensato principalmente alla sua immagine. Lei, che comunque c'ha sempre messo la faccia come nessun altro, replica di aver "portato il nome di Lampedusa nel mondo". Il buon nome, aggiungo io.
Ma chi sono davvero i suoi avversari? La questione non è solo politica né solo legata al tema immigrazione. Passi per la solita ex senatrice leghista
Angela Maraventano, fan della "zona franca" per Lampedusa (ha preso solo il 6%), e passi anche per il grillino – ma candidato con lista civica – Filippo Mannino che l'ha pure superata (lui oltre il 28, lei al 24%). Il punto è che ha vinto Salvatore "Totò" Martello, che torna sindaco più di 15 anni dopo l'ultima volta (ha superato il 40% con la sua lista
Susemuni, cioè "alziamoci"): volto storico della sinistra a Lampedusa e Linosa, anti renziano, artefice del trionfo di Gianni Cuperlo sull'arcipelago alle primarie del 2013, albergatore e leader dei pescatori, legato all'assessore regionale all'Agricoltura e pesca, Antonello Cracolici (Pd). Insomma, Giusi Nicolini ha perso contro il fuoco amico di una parte del Pd... Forse l'
endorsement renziano, platealmente rappresentato dal ministro Luca Lotti in trasferta a Lampedusa con la scusa di inaugurare il nuovo campo da calcio, non è stato una mossa azzeccata. Certo, la Nicolini rivendica di non aver mai pensato solo a se stessa, altrimenti avrebbe accettato ben altre proposte politiche, come la candidatura alle Europee 2014, da lei onorevolmente respinta al mittente. Lo stesso mittente che però mi aspetto possa presentarle altre offerte, chissà...
L'immigrazione, si diceva. Quasi tutti hanno interpretato la sconfitta di Giusi Nicolini come la sconfessione della sua linea morbida. Ma è davvero così? Il neo eletto Martello ha messo subito le mani avanti: «Le nostre braccia restano aperte, ma vogliamo prima sapere quali sono le regole date». Parole più o meno di circostanza. Epperò con lui è schierato anche Pietro Bartolo, il medico-eroe del
Fuocoammare di Gianfranco Rosi. Anche Bartolo è un critico della Nicolini, e non si può certo dire che sul tema immigrazione sia insensibile e cinico... D'altra parte, l'ormai ex sindaca ribatte che il dottor Bartolo è stato assessore di Martello e persino di quel
Bernardino De Rubeis, primo cittadino dal 2007 al 2012 per il centrodestra, che aveva la Maraventano come vice e che il tribunale di Agrigento ha condannato a sette anni per una storia di tangenti.
Insomma, in fondo tutto sembra risolversi in uno scontro personale e/o politico che poco ha a che vedere con il tema caldo che a destra viene identificato come l'unica ragione della sconfitta di Giusi Nicolini. Ciò a cui nessuno ha pensato, in pratica, è che anche in una bella storia come quella del sindaco ambientalista, antimafia e pro accoglienza ci possa essere un triste epilogo fatto di veleni, accuse incrociate, sospetti e antipatie, presunti "poteri forti" (spettro agitato da alcuni sostenitori della Nicolini). Quello che però mi ha colpito più di ogni cosa è la frase con cui la sindaca uscente ha liquidato le critiche di
Totò Martello. Rifiutandosi di replicargli direttamente, ma sottolineando che la sua priorità era ormai solo svuotare la stanza del sindaco e «fotocopiare carte a mia tutela». Frase sibillina ma non troppo...