Non era un pesce d'aprile. Non scherzava, nonostante la sua professione, in origine, dovrebbe essere quella di far ridere. Insomma era tutto vero: ieri Beppe Grillo ha iniziato il suo tour teatrale a Catania. Al teatro Metropolitan (dove io vidi un concerto di Elio e le Storie Tese, a proposito di analisti seri della realtà italiana...; ma in origine lo spettacolo era previsto nel più capiente PalaCatania, dove invece vidi per la prima volta Francesco Guccini), con biglietti da 20 euro in su. Tutto esaurito.
Da quando l'ex-di-nuovo-comico aveva annunciato questa sua nuova tournée, casualmente chiamata "Te la do io l'Europa", mi aveva incuriosito che avesse scelto proprio la Sicilia per la prima data. Diciamo che ha un particolare rapporto con la mia terra, non solo per averla raggiunta a nuoto. Non ricordo, nella pur roboante antologia
grillesca da campagna elettorale, toni così sarcastici e cattivi come quelli utilizzati spesso dal leader del Movimento 5 Stelle nei confronti della Sicilia e dei siciliani. Quando fece
campagna per le Regionali del 2012, la sua battuta fu «trovare 80 incensurati da candidare da queste parti è stato molto difficile». Bah. Ieri durante lo spettacolo anti-euro, anti-Renzi, anti-banche, anti-tutto, ha detto pure che avrebbe meritato una platea di 35mila persone, non solo un teatro pieno, per tutto quello che ha fatto per la Sicilia. Bah. E poi, tanto per restare al tema della serata e della tournée primaverile, «cos'è l'Europa? Voi siete in Sicilia, avete già i vostri problemi». Grazie per l'informazione, direi.
In Sicilia Beppe Grillo ha un grandissimo seguito, e parlo soprattutto del versante politico. Già nel 2008, quando il MoVimento era di là a venire, l'agglomerato di liste civiche riunite sotto l'insegna
Amici di Beppe Grillo candidava
Sonia Alfano alla presidenza della Regione: prese il 2,44%. Ora invece in Sicilia è davvero il primo partito. Beppe, o Peppe che dir si voglia, avrà pure avuto difficoltà a trovare gli incensurati da mettere in lista, però
nel 2012 il M5S riuscì a farne eleggere 15 all'Ars, il parlamentino regionale siciliano. Uno se ne è andato, o meglio è stato espulso (per questione di soldi): Antonio Venturino, vicepresidente dell'
Assemblea e oggi esponente del Psi di Riccardo Nencini.
In Parlamento, sono 13 i deputati grillini (compreso il presidente del gruppo Riccardo Nuti, quello che si candidò a sindaco di Palermo aggiungendo al suo nome "detto Grillo"...) e 4 i senatori, dopo aver cacciato i "dissidenti" Fabrizio Bocchino e Francesco Campanella: alla Camera il M5S è il primo partito siciliano (34,5% nel collegio 1, quello occidentale, e 32,7% nel 2, cioè la Sicilia orientale), a Palazzo Madama, con il 29,5%, arriva solo dopo l'allora corazzata berlusconiana. Ma tra dissidenti, critici e gente che ogni tanto scuote il capo e smentisce il capo, la Sicilia ha dato anche dispiaceri a Grillo, a cominciare da quei senatori che onestamente non ne volevano sapere di bloccare l'elezione di Pietro Grasso alla presidenza di Palazzo Madama: Renato Schifani proprio non l'avrebbero potuto digerire... (né giustificarlo ai loro elettori). Ecco perché pure in Sicilia ci vogliono i fedelissimi: la capolista alle Europee, la ricercatrice Paola Sobbrio, infatti vanta persino l'
endorsement ufficiale – e contestato – di Nuti. E poi ci sono tanti consiglieri comunali in giro per la Trinacria, più
Federico Piccitto, primo cittadino di Ragusa, secondo sindaco a 5 Stelle di un capoluogo di provincia dopo l'altro Federico, Pizzarotti a Parma. Certo, per completezza va registrato qualche fallimento, perché anche sotto il cielo
pentastellato qualche astro ogni tanto si appanna. Vedi
Messina, per esempio.
Ecco, Messina. Che per Grillo vuol dire soprattutto
Ponte sullo Stretto. «Ma se per millenni
Sicilia e Calabria sono state divise ci sarà stato un motivo?», diceva nella primavera del 2005. Questa sì che era una battuta.
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