La vicenda dei Panama Papers è solo all'inizio, stando ai numeri. L'inchiesta del pool Icij (International Consortium of Investigative Journalists), diffusa in Italia dall'Espresso, parla di 800 italiani in mezzo alle migliaia di clienti che da tutto il mondo si sono serviti dello studio Mossack & Fonseca per aprire società offshore in decine di paradisi fiscali.
I primi 100 nomi diffusi finora (naturalmente l'Espresso ha tutto l'interesse a centellinarli...) spaziano da Barbara D'Urso a Carlo Verdone a Montezemolo allo stilista Valentino. Insomma qualche nome noto c'è già, tra jet set e finanza e politica. Altri ne verranno. Ma quelli che mi interessano sono i primi nomi siciliani. Perché in alcuni casi emergerebbero pure intrecci di mafia e corruzione, garantismo permettendo...
C'è per esempio Angelo Zito, barese di origine ma condannato per mafia a Palermo: secondo la sentenza definitiva era diventato il tesoriere del clan di Brancaccio, quello dei fratelli stragisti Graviano. Zito, trapiantato in Lussemburgo, gestiva ingenti investimenti all'estero dei capimafia. E poi ha continuato a manovrare società nei paradisi fiscali.
C'è pure, in qualche modo, il nome di Massimo Ciancimino, o meglio quello del fiscalista romano Gianluca Apolloni. Con lui organizzò la presunta frode fiscale da 30 milioni che gli è costata l'arresto nel 2013.
E poi Christian e Pietro (alias Peter) Palazzolo, figli di quel Vito Roberto condannato come grande riciclatore di Cosa Nostra negli anni d'oro del traffico d'eroina. Secondo la sentenza definitiva, frutto del grande impegno di Giovanni Falcone, il finanziere "lavorava" per Riina e Provenzano. Palazzolo senior fu arrestato nel 1984 ed evase nel 1986 dalla Svizzera, per poi rifugiarsi in Sudafrica dove diventerà il ricchissimo Robert von Palace Kolbatschenko (a certa mafia piace molto la teatralità, ndr), magnate nel settore minerario. E al business dell'oro e dei diamanti fanno riferimento le offshore di Christian e Peter Palazzolo. Una generazione dopo, dunque, i figli dei boss sono uomini d'affari intercontinentali. Palazzolo/von Palace è stato arrestato nel 2012 a Bangkok, dopo che il Sudafrica si è sempre opposto all'estradizione in Italia. Sul suo sito Internet (sì, il "suo sito Internet"...), Palazzolo si rivolge in inglese alle autorità italiane come ai suoi "detrattori". E si presenta così: «La storia di Vito Roberto Palazzolo, che per oltre un quarto di secolo ha sofferto per l'arbitraria ingiustizia dello Stato italiano». Dice che non c'è reato e che è tutto un complotto. Mi aspetto analoghe repliche da parte dei figli.
Poi c'è il finanziere Simone Cimino, noto nell'Isola per aver tentato nel 2010 di rilevare lo stabilimento Fiat di Termini Imerese (voleva farci le auto elettriche con gli indiani di Reva) e fondatore del fondo Cape Sicilia con la Regione allora guidata da Totò Cuffaro, e pure imputato a Milano per manipolazione del mercato. Dice che nella scatola offshore di Panama non sono transitati soldi.
Ci sono poi i fratelli siracusani Carlo e Alfio Fazio, nell'elenco come "imprenditori del settore marittimo". Si dicono immediatamente estranei alle vicende panamensi. Entrambi siedono nel comitato portuale di Augusta. Sì, Augusta, la propaggine dell'inchiesta sul petrolio in Basilicata e regnum di Gianluca Gemelli, ex dell'ex ministro Guidi. Dei Fazio si è parlato l'anno scorso perché avrebbero proposto di investire 20 milioni per realizzare il porto turistico di Augusta.
Altri interessanti legami di famiglia sono quelli del catanese Francesco Corallo. Il padre Tanino fu un pioniere del "turismo dei giochi", fondando negli anni Settanta il primo albergo-casinò nell'isola caraibica di Sint Marteen. Finì pure in carcere come affiliato del clan Santapaola. Francesco invece aveva ottenuto nel 2004 dal governo Berlusconi la ricchissima concessione statale per le slot machine. Dieci anni dopo la Corte dei Conti ha condannato la sua società, Bplus Giocolegale (sic), a risarcire 335 milioni allo Stato italiano. Tra gli ultimi business che aveva in mente, aprire una banca-cassaforte a Dubai.
Catanese e legato alle scommesse è anche Giovanni Luca "Gianluca" Impellizzeri. I tifosi del Modica, del Misterbianco, della Leonzio e del Palazzolo lo conoscevano come "Re Leone", nella sua precedente vita di calciatore semiprofessionista. Nella lista dei Panama Papers figura invece come "agente di scommesse online".
L'anno scorso era finito pure agli arresti domiciliari nell'inchiesta sulle partite truccate del Catania Calcio in serie B (quella che coinvolge anche l'ex patron rossazzurro Antonino Pulvirenti): Impellizzeri era considerato il finanziatore degli incontri venduti. Ora è tornato libero, ma con obbligo di firma in Questura. A Catania, non a Panama...
lunedì 11 aprile 2016
martedì 5 aprile 2016
La Lega non Gambia mai
Il Gambia è il più piccolo Paese del continente africano, quasi interamente circondato dal territorio del Senegal. Il suo presidente-tiranno, Yahya Jammeh, al potere dal 1994, ha dichiarato nel dicembre scorso che il Paese sarà una Repubblica islamica (come l'Iran o la Mauritania o l'Afghanistan). E come tutti gli Stati africani governati dai "dinosauri", anche dal Gambia in tanti cercano di scappare.
Yusupha Susso è uno di questi. Ha 21 anni ma era minorenne quando si è sobbarcato la traversata del deserto e del Mediterraneo ed è arrivato in Italia, a Palermo. Qui studia all'alberghiero e fa da interprete per la Prefettura, si occupa di musica e collabora con sindacati e gruppi antimafia. "Amico dei poliziotti", viene definito. Insomma, un profilo che manda in tilt le menti xenofobe...
Yusupha è in coma farmacologico, sparato alla testa in pieno centro da un pluripregiudicato palermitano della zona di Ballarò, tale Emanuele Rubino, 28 anni. Insieme a due connazionali è stato aggredito da questo branco: la Questura parla di "prepotenza più che di razzismo". Mi pare un inutile sofisma. Yusupha Susso è stato colpito e ridotto in fin di vita perché aveva osato chiedere più rispetto e reagito agli insulti di mafiosetti – prepotenti e razzisti.
Ma questo non è bastato. Perché per certi novelli leghisti sbarcati pure loro in Sicilia (qui, come nel resto del Sud, si chiamano "Noi con Salvini": poi uno si lamenta dei partiti leaderistici...) è sufficiente leggere "Africa", "rissa", "sparatoria", "ferito", "migranti", nella stessa frase e subito ribaltare la verità a uso e consumo della più becera propaganda razzista e prepotente. Così Francesco Vozza, leader cittadino del movimento e fino all'anno scorso responsabile palermitano di CasaPound, non ha trovato di meglio che scrivere su Facebook: «La Palermo eccitante e sicura di Orlando (il sindaco Leoluca, ndr): dei #migranti se le danno di santa ragione e parte pure un colpo di pistola. Un giovane è in fin di vita».
Tutto falso: dei #migranti sono stati aggrediti da un gruppo di delinquenti italiani, e il giovane in fin di vita è un ventenne africano. Solo dopo un po' Vozza si è deciso a cambiare versione: «Ecco quello che è accaduto, sabato scorso, nel centro storico di #Palermo: scoppia una #rissa tra #migranti e #palermitani. Alla fine parte un colpo di #pistola, sparato da un palermitano, che ferisce alla testa un migrante. Chi continua a dire che Palermo è una città "eccitante e sicura", ha dei gravi problemi!». Gli hashtag ora abbondano e ci sarebbero da correggere un po' di imprecisioni. Il giovane in fin di vita è scomparso?
Ma il leader salviniano a Palermo, che intanto incassa una selva di commenti tipo "si ammazzino tra di loro" o auspici di "forni", alla fine resta della sua idea. L'episodio diventa solo pretesto per questioni politiche locali... «I sinistri, sostenitori di Orlando, vorrebbero che mi scusassi con loro, perché sarei razzista, fascista, leghista. Poveretti, hanno bisogno di cure e d’affetto!».
No. Sa chi ha bisogno di cure, Vozza? Un certo Yusupha Susso, 21 anni, ragazzo del Gambia, in coma per un'aggressione mafiosa e razzista nel cuore della sua (e nostra) bella città. Soprattutto ha bisogno di un po' di affetto.
Yusupha Susso è uno di questi. Ha 21 anni ma era minorenne quando si è sobbarcato la traversata del deserto e del Mediterraneo ed è arrivato in Italia, a Palermo. Qui studia all'alberghiero e fa da interprete per la Prefettura, si occupa di musica e collabora con sindacati e gruppi antimafia. "Amico dei poliziotti", viene definito. Insomma, un profilo che manda in tilt le menti xenofobe...
Yusupha è in coma farmacologico, sparato alla testa in pieno centro da un pluripregiudicato palermitano della zona di Ballarò, tale Emanuele Rubino, 28 anni. Insieme a due connazionali è stato aggredito da questo branco: la Questura parla di "prepotenza più che di razzismo". Mi pare un inutile sofisma. Yusupha Susso è stato colpito e ridotto in fin di vita perché aveva osato chiedere più rispetto e reagito agli insulti di mafiosetti – prepotenti e razzisti.
Ma questo non è bastato. Perché per certi novelli leghisti sbarcati pure loro in Sicilia (qui, come nel resto del Sud, si chiamano "Noi con Salvini": poi uno si lamenta dei partiti leaderistici...) è sufficiente leggere "Africa", "rissa", "sparatoria", "ferito", "migranti", nella stessa frase e subito ribaltare la verità a uso e consumo della più becera propaganda razzista e prepotente. Così Francesco Vozza, leader cittadino del movimento e fino all'anno scorso responsabile palermitano di CasaPound, non ha trovato di meglio che scrivere su Facebook: «La Palermo eccitante e sicura di Orlando (il sindaco Leoluca, ndr): dei #migranti se le danno di santa ragione e parte pure un colpo di pistola. Un giovane è in fin di vita».
Tutto falso: dei #migranti sono stati aggrediti da un gruppo di delinquenti italiani, e il giovane in fin di vita è un ventenne africano. Solo dopo un po' Vozza si è deciso a cambiare versione: «Ecco quello che è accaduto, sabato scorso, nel centro storico di #Palermo: scoppia una #rissa tra #migranti e #palermitani. Alla fine parte un colpo di #pistola, sparato da un palermitano, che ferisce alla testa un migrante. Chi continua a dire che Palermo è una città "eccitante e sicura", ha dei gravi problemi!». Gli hashtag ora abbondano e ci sarebbero da correggere un po' di imprecisioni. Il giovane in fin di vita è scomparso?
Ma il leader salviniano a Palermo, che intanto incassa una selva di commenti tipo "si ammazzino tra di loro" o auspici di "forni", alla fine resta della sua idea. L'episodio diventa solo pretesto per questioni politiche locali... «I sinistri, sostenitori di Orlando, vorrebbero che mi scusassi con loro, perché sarei razzista, fascista, leghista. Poveretti, hanno bisogno di cure e d’affetto!».
No. Sa chi ha bisogno di cure, Vozza? Un certo Yusupha Susso, 21 anni, ragazzo del Gambia, in coma per un'aggressione mafiosa e razzista nel cuore della sua (e nostra) bella città. Soprattutto ha bisogno di un po' di affetto.
domenica 3 aprile 2016
Ex-commerce
Per anni ho trovato grottesca la definizione "isole comprese" negli annunci pubblicitari. Della serie: vabbè, se proprio volete veniamo a consegnare pure nelle vostre lande desolate in mezzo al mare. Le stesse lande, per inciso, che tanto piacciono per andarci a fare le vacanze.
Ma il bello è che tra le isole ci mette pure Venezia e l'Argentario. Cioè zone lagunari. Anche se poi Amazon ha precisato che Venezia è esclusa da queste restrizioni. E questo mi conferma nella mia impressione che ci sia stata un po' di sciatteria nello stilare quella lista. Che non è davvero esaustiva, ma non solo perché omette isole isolette e località vicine a quelle elencate.
Ci sarebbe per esempio anche Monte Isola, la più grande isola lacustre dell'Europa centro-meridionale, comune interamente isolano sul lago d'Iseo, Brescia. Ma sarà la mia solita pignoleria geografica, chissà.
Nessun problema comunque. Amazon ha un servizio clienti efficiente, che saprà rispondere a ogni dubbio, aperto in pompa magna nel 2014. Si trova davanti all'uscita dell'aeroporto di Cagliari...
Così, quando ho visto che Amazon (e non solo, verosimilmente) ha recepito una normativa internazionale sul trasporto aereo civile e ha deciso che dal primo aprile di quest'anno non consegna più alcuni prodotti particolari nelle isole italiane, ho ripensato a quella vecchia clausola da televendita. Amazon non consegnerà più in Sicilia, Sardegna e altre isole batterie al litio e power bank (caricabatterie portatili). Le batterie al litio sono pericolose per l'ambiente, possono surriscaldarsi in determinate condizioni termiche. E infatti in aeroporto ci sono annunci e avvisi sui rischi: io li ho notati realmente solo ieri, dopo aver letto della notizia di Amazon...
In breve, il divieto vale per i voli di linea. Quegli oggetti possono essere trasportati solo su cargo, ma evidentemente Amazon si è spesso servita di un "passaggio" nelle stive degli aerei passeggeri. Ora non sarà più possibile. Ma perché le isole? Forse per ragioni logistiche. Boh. Ecco la nota di Amazon sulla questione (con interessanti spunti):
Tutti gli articoli che contengono sostanze infiammabili, pressurizzate, ossidanti, corrosive, pericolose per l'ambiente, irritanti o dannose, venduti e spediti da Amazon, non possono essere consegnati nelle isole italiane.Immagino che Sicilia e Sardegna includano tutte le altre rispettive isole minori (quelle abitate, solo in Sicilia, sono 14). Nella lista ci sono anche posti mai raggiunti da un aereo in vita loro... Eppure la restrizione di Amazon & co. vale anche lì. I venditori "marketplace" sono altre piattaforme di e-commerce, come eBay per esempio. La responsabilità, secondo la nuova normativa, è di chi spedisce; ecco spiegata la cautela. I corrieri utilizzati da Amazon hanno imposto queste regole e dunque il colosso di Jeff Bezos (peraltro molto apprezzato in Italia a livello mediatico-governativo: il vicepresidente Diego Piacentini andrà a fare pro bono il commissario al digitale per Renzi) si è adeguato per evitare rischi. Lo stesso in Francia con la Corsica o in Spagna con Ibiza. Ma alla fine è anche una questione di numeri. Siccome in percentuale questi prodotti sono pochi sul totale, Amazon ha messo in unico grande gruppo "geografico" anche quelle zone in cui le consegne si fanno via nave, anziché gestire singolarmente la categoria in questione. Però pensavo che le quelle sostanze fossero "pericolose per l'ambiente" anche sulla terraferma...
Di seguito, una lista non esaustiva di località verso cui la consegna non è possibile:
Restrizioni analoghe o ulteriori potrebbero essere applicate anche dai venditori Marketplace. Eventuali restrizioni alla spedizione verranno visualizzate al momento dell'ordine.
- Sardegna
- Sicilia
- Venezia
- Ponza
- Capraia
- Isola d'Elba
- Isola del Giglio
- Monte Argentario
- Isole Tremiti
- Bacoli
- Capri
- Ischia
- Procida
Ma il bello è che tra le isole ci mette pure Venezia e l'Argentario. Cioè zone lagunari. Anche se poi Amazon ha precisato che Venezia è esclusa da queste restrizioni. E questo mi conferma nella mia impressione che ci sia stata un po' di sciatteria nello stilare quella lista. Che non è davvero esaustiva, ma non solo perché omette isole isolette e località vicine a quelle elencate.
Ci sarebbe per esempio anche Monte Isola, la più grande isola lacustre dell'Europa centro-meridionale, comune interamente isolano sul lago d'Iseo, Brescia. Ma sarà la mia solita pignoleria geografica, chissà.
Nessun problema comunque. Amazon ha un servizio clienti efficiente, che saprà rispondere a ogni dubbio, aperto in pompa magna nel 2014. Si trova davanti all'uscita dell'aeroporto di Cagliari...
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