Glielo faccio dire direttamente a lui, a Nello Musumeci (perché io mi vergognerei tantissimo):
"In queste settimane di interim ho potuto toccare da vicino la qualità degli operatori della Sanità siciliana, la loro abnegazione e l'impegno da tutti profuso nel corso di questi lunghi mesi di pandemia. Non mi hanno meravigliato gli appelli rivolti da molti operatori e rappresentanze sindacali, certamente non tacciabili di vicinanza con il nostro governo, che hanno chiesto di riprendere il percorso amministrativo avviato con l'assessore. Dal primo momento ho detto che le indagini giudiziarie e le responsabilità politiche devono essere separate, nel pieno rispetto per il lavoro della magistratura e dei princìpi che regolano la nostra vita democratica. Per questo ho insistito con Ruggero
Razza affinché potesse riprendere il ruolo che gli avevo assegnato nel novembre del 2017. Ho fiducia che questa scelta possa contribuire positivamente a concludere un percorso amministrativo avviato in questi anni con i risultati che tutti conoscono".
Capito? "Le indagini giudiziarie e le responsabilità politiche devono essere separate". Quindi, secondo il presidente della Regione Siciliana, l'ex assessore alla Salute, il suo delfino Ruggero Razza (che molti infatti vedono in pole per candidarsi per il dopo Nello), può tranquillamente tornare sulla poltrona che ha dovuto lasciare a marzo per l'inchiesta sui dati del Covid gonfiati ("i morti vanno spalmati"). Un capolavoro di garantismo, ma - per carità! - la politica non c'entra. No, certo.
Come sa benissimo Musumeci, amministratore esperto con alle spalle un lungo curriculum nelle istituzioni, il lavoro non lo fa solo l'assessore in quanto persona ma l'assessorato in quanto struttura. Se gli operatori della Sanità siciliana hanno apprezzato "il percorso amministrativo già avviato", dubito che questo si sia interrotto per l'assenza di una singola persona. A meno che, curiosamente, il presidente non stia ammettendo che durante il suo interim non abbia fatto granché...
Musumeci ha storicamente goduto di stima anche da parte di molti suoi avversari politici. Con questa mossa, ne ha persa molta. Anzi, l'ha spalmata. Non dico con che cosa.
giovedì 3 giugno 2021
martedì 1 giugno 2021
La Brusca realtà
Provo a ragionare brevemente a mente fredda.
Giovanni Brusca, il mafioso autore di almeno 150 omicidi, quello che strangolò e sciolse nell'acido il piccolo Giuseppe Di Matteo, quello che schiacciò il pulsante della bomba di Capaci, quello che ha aperto la strada al processo sulla trattativa Stato-mafia, quello che ha svelato i retroscena delle stragi del 1993, quello "scannacristiani" che semplicemente chiamavano u' Verru, il porco, quello che dice di aver avuto la svolta dopo aver incontrato Rita Borsellino, quello e tanto altro insomma è un uomo libero.
Fa venire i brividi anche solo pensarlo, figurarsi dirlo.
Per chi come me è cresciuto nel culto (sì, culto) di Giovanni Falcone, la notizia non lascia indifferente. Ma è doloroso parlarne, perché se Brusca è libero dopo 25 anni di carcere, pure con 45 giorni d'anticipo, è "grazie" a Falcone. Se non fosse per la legge sui pentiti e i benefici per chi collabora con la giustizia, Brusca starebbe all'ergastolo - immagino ostativo, peraltro. Falcone, come prima il generale Dalla Chiesa con il terrorismo, aveva capito che per sconfiggere quel "fenomeno umano" (parole sue) che è la mafia bisognava minarla dall'interno. La questione dei pentiti è troppo controversa perché ne possa parlare un dilettante come me. Ma è un dato di fatto che i colpi più duri alla mafia sono stati inferti grazie alla collaborazione di boss spietati, criminali senza scrupoli, scannacristiani e porci.
Non sta a me dire se sia giusto o no che Brusca sia libero. Sono indignato anche io, come tutti. Ma - al netto del garantismo a targhe alterne e delle reazioni sbraitanti della politica che forse scopre la mafia solo quando succedono queste cose - purtroppo, e ripeto purtroppo, con assoluto rispetto parlando, ha ragione Maria Falcone, sorella del mio mito Giovanni, quando parla di "grande dolore" ma sottolinea che "è la legge", legge voluta dal fratello, legge senza la quale lo Stato non avrebbe combattuto con intelligenza la mafia. Questa è l'unica trattativa che ha funzionato.
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