Io li conosco quegli occhi, li ho visti mille volte in Sicilia, sono gli occhi di una persona buona. Per questo, non solo per quella fugace estate del sogno e del mito, sono molto triste che Schillaci non ci sia più. Come adesso ripenso con un pizzico di malinconia a quella scena del 16 gennaio 2023 che allora fece sorridere, quando Totò si trovava alla clinica La Maddalena di Palermo, quella dove fu arrestato Matteo Messina Denaro, e disse "sembrava un manicomio, una scena da Far West". Era lì per curarsi dal tumore...
Totò Schillaci era uno di noi, uno comune, venuto fuori dal nulla, che incarnava la proverbiale scalata del piccolo uomo del Sud a colpi di sacrifici, talento, caparbietà, ma anche sentimento e incredulità. Quando era alla Juventus si diceva intimidito di dover giocare tutte le domeniche davanti agli Agnelli. Dimostrava così che avere carattere ed essere umili non sono in contraddizione. Tra l'altro fu lui, indirettamente, a farmi restare per anni con un dubbio: ma perché lui si chiama Totò ed è Salvatore, mentre quell'altro Totò, il Principe napoletano, era Antonio? Differenze territoriali, scoprii. Non dico poi la sorpresa da adulto quando ho scoperto l'esistenza di un pittore del Rinascimento ferrarese noto come Maestro dagli occhi spalancati. Non nego che mi feci una risatina: ma il Maestro dagli occhi spalancati è Totò Schillaci! Addio, artista. Anzi, gran visir de tücc i terun.
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