Esattamente una settimana fa ero a Campobello di Mazara. Ero partito il giorno prima, lunedì 16, inviato dal mio giornale a seguire la notizia dell'anno, del decennio, del secolo, cioè l'arresto di Matteo Messina Denaro. Con una settimana di ritardo, vorrei provare a riassumere le sensazioni di quei tre giorni. Non sono andato pretendendo di avere risposte o chissà quali segreti da rivelare. Il mio compito è stato piuttosto di registrare le reazioni, il clima che si respirava tra Palermo e il territorio del boss. E qui, su questo blog dal quale purtroppo latito (ops) da tanto, proverò a lasciare tracce di un diario a mente fredda. Parlerò di quello che ho visto o creduto di vedere a Campobello, delle sensazioni che mi hanno lasciato, anche in prospettiva, i giovani di quei paesi, dei messaggi che mi ha trasmesso il paesaggio, non solo quello urbano, di che cosa rappresenta l'arresto di Messina Denaro. Niente considerazioni tecniche, nessun discorso complottistico, solo le riflessioni di un ex bambino che ricorda ancora le stragi del 1992 e con la fine della latitanza di Messina Denaro sente di avere un briciolo di serenità in più. Senza illusioni, ma anche senza cinismo.
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