Quindi il plagio del diritto d'autore è questo, anche quasi duemila anni dopo. Cito da una storica sentenza della Corte Costituzionale: «l'azione di farsi credere autore di prodotti dell'ingegno altrui e quella di riprodurli fraudolentemente».
Ecco, tecnicamente, secondo il tribunale di Milano, la copertina dell'ultimo disco di Roger Waters, l'ex leader dei Pink Floyd, è un plagio. La copertina, non la musica, attenzione. Non è come Michael Jackson che scopiazza Al Bano... Il disco, is this the life we really want?, è uscito il 2 giugno e segna il ritorno da solista in studio di Waters dopo 25 anni. Di tempo per riflettere sulla copertina ne ha avuto tanto, ma non è bastato. E infatti è incappato in un grosso scivolone.
Il caso è senza precedenti. Il tribunale, accogliendo il ricorso dei legali di Isgrò, ha ravvisato in via cautelare gli estremi del plagio – che peraltro anche molte recensioni avevano notato... – e dunque ordinato a Sony Italia (che distribuisce il disco prodotto da Columbia Records) di bloccare la vendita dell'album di Waters. Il 27 giugno la prossima udienza nella quale Sony potrà opporsi al provvedimento. Stando alla Convenzione di Basilea sul diritto d'autore, se i giudici dovessero decidere nel merito a favore di Isgrò, cause del genere potrebbero replicarsi all'estero. Il decreto della giudice Silvia Giani apre però alla possibilità di una «composizione bonaria», anzi sembra proprio auspicarla. Sarebbe un peccato se l'ultima cancellatura di Emilio Isgrò fosse Roger Waters...
È davvero questa la vita che vogliamo? (cit.)
Nessun commento:
Posta un commento