La letteratura è la dimostrazione che la vita da sola non
basta. In Sicilia più che altrove. Ma da sole le parole non bastano e ci vuole
qualcosa di concreto, anche per il visitatore che voglia fare della letteratura
ragione del suo viaggio. Un tour che scavi nelle memorie, le più intime. Come
quelle custodite nelle case dei grandi nomi della letteratura della Trinacria.
In principio fu il Caos. Non si può che partire da qui, da
Luigi Pirandello. Nella terra che vanta ben due premi Nobel, è lui il padre
nobile di un tour letterario che si rispetti. Padre nobile e «figlio del Caos».
Il Caos, appunto: la contrada di campagna, ad Agrigento, nella quale Pirandello
nacque nel 1867. «Una notte di giugno caddi come una lucciola sotto un gran
pino solitario in una campagna d’olivi saraceni affacciata agli orli d’un
altipiano di argille azzurre sul mare africano». Il pino non è più in piedi, ma
riposa adagiato lì vicino, vittima del tempo, del maltempo e dei mala tempora.
Ma la casa continua a macinare record di visite. Come un’ultima propaggine
della Valle dei Templi, un tempio essa stessa.
Non è un tempio, ma una discreta casa adagiata nel presepe
di stradine del centro storico di Modica, invece, l’abitazione natale dell’altro
Nobel siculo, Salvatore Quasimodo, geometra ermetico entrato nell’Olimpo delle
lettere da figlio di ferroviere (una vecchia e sgrammaticata lapide in pietra
gli attribuiva pure un inesistente ‘Nobel per la Poesia’). Qui nacque nel 1901,
ma andò via presto da «esule involontario». Sotto il costone dominato dal
Castello dei Conti, in via Posterla, il museo custodisce libri, scritti e
arredi originali. E vi risuona la voce del poeta.
Ma non tutto è visitabile, purtroppo. Le case di Leonardo Sciascia, a Racalmuto (Agrigento), sono state messe in vendita, per mancanza di
fondi. Le amministrazioni locali hanno proposto una colletta e scritto pure al
governo nazionale. Il turista deve solo sperare: intanto può camminare insieme
a Sciascia, sul corso principale del paese. Lui è lì, in bronzo, svelto,
sigaretta in mano, a gettare l’ennesimo sguardo su bellezze e brutture della
vita. In attesa di ritrovare, forse, la via di casa.
Contorta anche la via di casa per Giovanni Verga. Nato a
Catania. Anzi no: alcuni lo vogliono nato a Vizzini e solo registrato all’anagrafe
catanese. Dunque una casa-museo all’ombra dell’Etna e un’altra, dedicata
all’immaginario verghiano, proprio a Vizzini. Non male, per il maestro del
verismo...
Di case ne aveva tante il nobile Giuseppe Tomasi di
Lampedusa. Le atmosfere del Gattopardo sono custodite nei saloni di palazzi sontuosi,
castelli e ville Liberty. Partendo da Santa Margherita Belìce (Agrigento) dove
spicca Palazzo Filangeri di Cutò – casa della madre e oggi sede del Comune e del
Museo del Gattopardo – fino a Villa Piccolo, a Capo d’Orlando, sulla costa
tirrenica messinese. Qui, dai cugini, confidava Tomasi, «ritrovo non soltanto
la ‘Sacra Famiglia’ della mia infanzia, ma una traccia, affievolita, certo, ma indubitabile,
della mia fanciullezza a Santa Margherita e perciò mi piace tanto andarvi». Era
la casa di Lucio Piccolo, poeta esoterico: Ezra Pound spese per i suoi versi un
impegnativo «magnificent».
E magnifica è anche l’ultima, colorata tappa di questo tour.
A Marzamemi, estremo sud dell’Isola, delizioso borgo che fu di pescatori e
tonnare. Nessuna casa-museo, solo una casetta, rossa con finestre gialle e
verdi, adagiata su un isolotto. Ci veniva spesso Vitaliano Brancati, ospite del
cugino. Non si può visitare. Ma ammirare sì, lì, quasi alla confluenza tra due mari,
come una metafora della Sicilia e delle sue letterature.
[articolo pubblicato sul Quotidiano Nazionale]
P.S. Nell'originale ho commesso un'imprecisione, che correggo com'è giusto: sulla vecchia lapide a casa Quasimodo non c'era scritto "quì". L'errore è un altro – peggiore. Passi infatti l'ortografia, ma sbagliare l'intestazione del Nobel... Mi sono evidentemente confuso con un altro accento sbagliato. Càpita. L'importante è averla capìta.
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