L'itinerario Unesco comprende nove monumenti, di cui sette solo a Palermo: Palazzo Reale (cioè Palazzo dei Normanni, sede dell'Ars, finalmente senza lo scempio delle auto parcheggiate) con la Cappella Palatina, la chiesa di San Giovanni degli Eremiti e quella di Santa Maria dell'Ammiraglio (nota come chiesa della Martorana, quella della frutta di marzapane), la chiesa di San Cataldo, la cattedrale, il palazzo della Zisa, ponte dell'Ammiraglio. E poi, infine, ci sono le cattedrali, con i rispettivi chiostri, di Cefalù e Monreale. Così i turisti di tutto il mondo scopriranno il senso di uno dei più famosi proverbi siciliani: cu' va a Palermu e nun va a Murriali si nni parti sceccu (asino) e torna maiali. Adesso non ci sono più scuse: bisogna andare a Palermo, a Monreale e pure a Cefalù, a constatare come la Sicilia abbia costruito la sua grandezza culturale in un invidiabile "imbastardimento". A noi la purezza della razza è sempre sembrata una colossale truffa, dalle contaminazioni è nata un'identità (una sola?...) irripetibile.
Queste le motivazioni dell'Unesco:
Un esempio di sincretismo socio-culturale nell'Isola tra le culture dell'Occidente, dell'Islam e bizantina, che hanno dato vita a nuovi concetti di spazio, architettura e arte. Questi monumenti testimoniano inoltre la proficua coesistenza tra persone di diverse origini e religioni (musulmani, bizantini, latini, ebrei, lombardi e francesi).
La cattedrale di Monreale |
Ricordano le enciclopedie che "sincretismo" letteralmente voleva dire "coalizione dei Cretesi". Abitualmente a Creta non andavano d'accordo, erano sempre in lotta tra di loro, ma poi quando c'era da combattere contro un nemico comune riuscivano a dimenticare i contrasti. Ecco, non siamo a Creta, però questo risultato, banalmente ma non troppo, rappresenta alla perfezione cosa siamo in grado di fare quando ci mettiamo d'accordo. Contro il nemico comune che spesso siamo noi stessi. E naturalmente la battaglia è solo all'inizio.
Il proverbio recita correttamente "....parti puorcu e torna maiali". A dispetto della probabile esattezza filologica della versione sopra riportata, codesta manifesta il tipico immobilismo vagamente rassegnato che contraddistingue il popolo siculo, sentimento magistralmente registrato nella famosa frase del Gattopardo ("Bisogna cambiare tutto per non cambiare niente").
RispondiEliminaOltre che a descrivere il viaggio come un'esperienza totalmente indifferente a chi lo compie (in barba agli slogan dei tour operator o alle opinioni più diffuse tra i giovani medio-borghesi occidentali)
Aspettavo trepidante questo commento.
EliminaFortunatamente sono (non) giovane medio-borghese orientale...
1) tu non saresti stato in ogni caso occidentale, in quanto a sud di Tunisi
Elimina2) vorrei ricordare che anche tu una volta provasti sulla tua pelle eburnea quanto dice il proverbio (in entrambe le versioni), andando a Palermo senza passare da Monreale. E lo so perché c'ero anch'io.
3) Chi ti like, ti followa (versione rivisitata di un altro proverbio)
4) questo blob non è una testata giornalistica, e potrei citare numerosi motivi per dimostrarlo
1) Nord Sud Ovest Est, e forse quel che cerco neanche c'è
Elimina2) cu pratica cco zuoppu (però chez Nino a Cefalù...)
3) non farti taggare
4) mi piace come ragioni
1) zucchero filato nero (cit.)
Elimina2) anche la cattedrale non era male
3) chi fa da selfie fa per thread (mi autocomplimento)
4) l'uso privato di un grog, secondo la common law (ed anche il common rail) costituisce un reato, anche più grave di far foto alla torre Eiffel (o a scrivere in maiuscolo)