"Al mondo di sicuro ci sono solo la morte e le tasse", diceva Benjamin Franklin. In Italia è un po' diverso: sicuramente ci sono le tasse, ma non si sa mai quali... Così, mentre una certa propaganda governativa, para-governativa, filo-governativa, racconta di una manovra finanziaria senza tasse, in realtà si scopre che il Def 2015 potrebbe prevedere l'introduzione di una nuova tassa di transito negli aeroporti e nei porti (a carico dei passeggeri non residenti, fino a 4 euro per andata e ritorno) per coprire i tagli – quelli sì sicuri – del governo ai Comuni.
Il discorso, pare graditissimo al sindaco di Roma Ignazio Marino, si applicherebbe nei territori delle nuove città metropolitane. Sulla carta (costituzionale) sarebbero dieci, tutte nelle regioni ordinarie. Ma ce ne dovrebbero essere anche tre nella mia Sicilia, stando alle ultime mosse legislative della Regione. Palermo, Catania e Messina, dunque. Prima, in teoria, ciascuna città metropolitana sicula coincideva solo con il territorio comunale dei rispettivi capoluoghi, mentre le recenti modifiche hanno fatto sì che si sovrapporranno completamente "metropoli" e vecchie province. Così, la nuova Sicilia non avrà più nove province, bensì – probabilmente – sei liberi consorzi di Comuni e tre città metropolitane. Il paradosso, per esempio, è che alcuni comuni (non catanesi) avevano scelto di aderire al libero consorzio di Catania anziché alla città metropolitana etnea – nella sua forma originaria, mentre adesso sembrano costretti a farsi inglobare nella macro-area.
La tassa di cui si vocifera dunque riguarderebbe anche scali aerei e marittimi delle tre metropoli siciliane. Aeroporto di Palermo (Punta Raisi), aeroporto di Catania (Fontanarossa), porto di Palermo, porto di Catania e porto di Messina. Quello che mi sembra curioso e che potrebbe portare ai soliti paradossi siculo-italiani, è che l'aeroporto di Palermo ricade tecnicamente nel territorio comunale di Cinisi (il paese di Peppino Impastato) e solo grazie alle recenti modifiche di legge è ufficialmente "palermitano". Così come, e qui andiamo proprio su terreni ancora più scivolosi e singolari, sarebbe interessante capire se realmente Reggio Calabria e Messina hanno intenzione di proseguire sulla strada, ipotizzata già da qualche anno, di integrarsi in un'unica città metropolitana a cavallo dello Stretto. In quel caso, immagino che un messinese che sbarca all'aeroporto dello Stretto (sic) di Reggio non la paga la tassa sui viaggiatori, no?
Insomma, la solita situazione indefinita all'italiana – o alla siciliana. Mi aspetto a questo punto un ulteriore boom dei collegamenti delle compagnie low cost verso gli scali di Trapani (Birgi: in parte la pista ricade in territorio di Marsala, per la cronaca) e di Comiso. Il governo potrebbe chiamarla "tassa Ryanair". D'altra parte, anche i gufi volano.
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