Come ha fatto Salvatore Aranzulla a diventare il marchio Aranzulla?
«Tutta colpa di mio cugino Giuseppe… È stato uno dei primi ad avere un computer, nel 2000. Mi prendeva in giro: ‘Io ce l’ho e tu non ce l’avrai mai’. Arrivata l’estate, i miei genitori volevano comprare un condizionatore ma io, appena vidi un computer, lo abbracciai e piansi finché non si convinsero a comprarmelo».
Una passione fin da piccolo.
«In realtà né io né i miei genitori sapevamo davvero cosa fosse un pc. Avevo 10 anni, dopo i compiti cercavo da autodidatta di capire come usarlo e risolvere i problemi che riscontravo. D’altra parte non potevo confrontarmi con altre persone».
Praticamente il primo utente di Aranzulla è stato… Aranzulla.
«Sì! Poi anche gli amici comprarono il loro pc e quindi chiedevano a me consigli e soluzioni. Mi resi conto che facevano quasi sempre le stesse domande (tipo: ‘come far funzionare la stampante’). Da qui l’idea di dare risposte per iscritto. Diventai uno ‘spacciatore di soluzioni cartacee’».
La svolta digitale?
«Nel 2002 Internet mi aprì un mondo. A 12 anni creai un primo spazio dove caricavo le risposte che davo agli amici. Una soluzione amatoriale: il blog era online solo se il pc era collegato a Internet. Una volta scomparve addirittura nel nulla, la connessione costava tanto e arrivò una bolletta pari al triplo dello stipendio di papà… che mi staccò il cavo. Poi ripresi a collegarmi di nascosto quando i miei andavano a fare la spesa. Ormai avevo capito il meccanismo e il sito continuava a crescere».
Di che cifre parliamo?
«Nel 2008, ogni mese 300mila italiani visitavano il mio sito».
Fu lì che pensò di farlo diventare il suo lavoro?
«Ebbi l’intuizione di inserire i banner pubblicitari accanto agli articoli gratuiti. Con i primi ricavi mi spostai a Milano. Volevo capire come trasformare la mia passione in un’impresa».
Quindi non ha una formazione da informatico?
«No, ho studiato Economia aziendale e management alla Bocconi. L’affitto e la retta universitaria erano pagati con i guadagni del sito. Il mio metodo era (ed è) il ‘sistema dei titoli’: dalle ricerche online degli utenti si individua l’argomento su cui scrivere un articolo. E aranzulla.it ebbe un boom che continua oggi».
Tradotto in numeri?
«Oggi il sito ospita oltre 10mila articoli ed è visitato da 700mila italiani al giorno. Ma la filosofia è la stessa di quando avevo 12 anni: sono come l’amico che cerca di dare soluzioni semplici ai problemi».
E infatti ci mette il nome e la faccia. Però ormai Aranzulla è un’impresa, non più l’hobby di un ragazzino.
«Fatturiamo 3 milioni. Ho 10 collaboratori esterni, sulla parte editoriale e su quella tecnica».
Ci sono domande ricorrenti?
«In realtà cambiano spesso, per esempio in base all’età degli utenti. Le esigenze sono molto semplici: ‘come scaricare musica’, ‘come si installa un antivirus’, ‘come si configura Facebook sul cellulare’. E poi, fino a qualche anno fa il 90% delle risposte riguardava il pc; oggi invece sono quasi tutte relative ai telefonini».
Il successo attira però anche invidie e critiche. Sa di avere molti detrattori?
«Io sono un imprenditore e un divulgatore, non un informatico o un programmatore. È una questione di target: chi mi critica è un addetto ai lavori e non ha naturalmente bisogno dei miei consigli».
Come chi ha persino cancellato la voce ‘Salvatore Aranzulla’ dalla Wikipedia italiana?
«Forse è gente che non ha altro da fare: le discussioni online per decidere la mia esclusione sono molto più lunghe di tutti i libri che ho scritto io in dieci anni. A me non interessa, basterebbero anche solo due righe: ‘Salvatore Aranzulla è un imprenditore nato il 24 febbraio 1990, proprietario del sito aranzulla.it’».
La ‘censura’ di Wikipedia (ma solo in Italia)
Nel maggio del 2016, Aranzulla si è trovato al centro di una polemica su Internet. La comunità italiana di Wikipedia, dopo lunghe discussioni online, ha deciso di eliminare la voce ‘Salvatore Aranzulla’ dalla versione italiana dell’enciclopedia libera. Motivo del contendere: secondo i detrattori non è un divulgatore scientifico e, dunque, non soddisferebbe i cosiddetti ‘criteri di enciclopedicità’ richiesti da Wikipedia, una delle tre ragioni che possono portare alla cancellazione di una voce dalla piattaforma (le altre sono la forma di scrittura e il contenuto auto-celebrativo).
La replica dell’esperto del web: «Sono rosiconi, non mi interessa. Sarebbe bastato scrivere che sono un imprenditore proprietario del sito aranzulla.it». Il paradosso è che invece esiste la voce a lui dedicata sulle versioni inglese, tedesca, lombarda e persino in latino dell’enciclopedia online.
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