Nelle redazioni dei giornali italiani, il sabato c'è una certezza. Arriva puntuale una ricerca della Cgia di Mestre, quella strana associazione di categoria degli artigiani che riempie i vuoti dell'informazione nei weekend con indagini non sempre inappuntabili. Ma tant'è, il segretario Giuseppe Bortolussi, noto anche per la batosta micidiale presa alle regionali del Veneto nel 2010 da vittima sacrificale del centrosinistra contro la corazzata leghista (siede ancora in consiglio regionale), risulta uno dei personaggi più citati dalle agenzie di stampa e in tv.
L'ennesima ricerca, quella pubblicata oggi, fotografa (fotograferebbe) la situazione del carico fiscale in Italia, confrontando il gettito versato dai lavoratori dipendenti, dagli autonomi, dai pensionati e dalle imprese. La parola che tutti i giornali utilizzeranno per descriverla è "tartassati", aggettivo che in particolare compare nella frase "i più tartassati sono i lombardi, poi quelli del Lazio e gli emiliani". Vivo a Bologna e ho vissuto a Milano, quindi capisco benissimo. Ma sono siciliano, e dunque non posso ignorare che, secondo il centro studi del mancato dottor Bortolussi, noi siciliani (si riferisce ovviamente a chi vive in Sicilia) siamo i più "leggeri". Se un lombardo paga in media 11.386 euro allo Stato e ai vari livelli di governo locale, un residente in Sicilia ne pagherebbe solo 5.598. La metà. La media nazionale è di 8.824 euro. Posso immaginare dunque le litanie para-leghiste sul Sud parassita e assistito, a carico del Nord virtuoso e creditore. Ma tutto sommato è lo stesso Bortolussi che prova a darne una spiegazione razionale: «Questi dati dimostrano come ci sia una corrispondenza tendenzialmente lineare tra il gettito fiscale, il livello di reddito e, in linea di massima, anche la qualità/quantità dei servizi offerti in un determinato territorio. Dove il reddito è più alto, il gettito fiscale versato dai contribuenti è maggiore e, in linea di massima, gli standard dei servizi erogati sono più elevati. Essendo basato sul criterio della progressività, è ovvio che il nostro sistema tributario pesa di più nelle regioni dove la concentrazione della ricchezza è maggiore». Banale, scontato, ma ragionevole. Una ottima analisi da weekend. D'altra parte, è l'articolo 53 della Costituzione a dire che «tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva».
Così il titolone è garantito, gli amici lombardi ed emiliani avranno le loro ragioni a lamentarsi, mentre i siciliani avremo gli occhi addosso. E magari non avremo modo di "discolparci" e sottolineare che appunto le cose andrebbero relativizzate. Forse la Cgia potrebbe pensare, per sabato prossimo, a chiarire il reale carico fiscale in base a reddito e situazione occupazionale. Ma sabato prossimo è san Valentino: magari ci spiegherà l'amore ai tempi della crisi.
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