Esattamente quattro anni fa, in uno dei primissimi post pubblicati su questo blog, si parlava di un omicidio avvenuto a Vittoria, nel Ragusano. Inizialmente si pensò a un delitto di mafia, poi si scoprì che così non era. Ma Vittoria è una città in cui la mafia ha purtroppo operato e prosperato, e pure ucciso.
Ieri, quattro anni dopo quel post, è stato ammazzato in pieno centro, in una domenica pre-natalizia, un 53enne calabrese, Michele Brandimarte, di Oppido Mamertina (il paese delle processioni sotto casa dei boss) ma da tempo residente a Gioia Tauro (la città del porto dei grossi traffici illeciti). Risposta semplice e veloce alla domanda prevedibile e comunque legittima: un calabrese con precedenti gravi, per di più legato alla cosca Piromalli-Molè, potrebbe trovarsi a Vittoria non per caso. La città ipparina (si chiama anche così) è un grosso centro in cui da decenni convergono interessi di tipo mafioso, tanto di Cosa Nostra quanto della locale stidda. E la 'ndrangheta? C'entra perché Vittoria è uno dei vertici del triangolo della "frutta sporca": sul mercato ortofrutticolo di Fanello ha messo le mani la criminalità siciliana, quello laziale di Fondi è regno dei casalesi e all'ortomercato di Milano comanda proprio la 'ndrangheta (ah, la mafia al nord...). Quel paesone dell'estremo sud di Sicilia, Italia ed Europa è luogo di saldatura di interessi e malaffare tra le grandi mafie italiane, che collaborano tra loro più di quanto non si voglia credere. Negli anni scorsi esponenti del clan dei casalesi sono stati arrestati proprio a Fanello, guarda caso.
Vittoria è in provincia di Ragusa, quella che per lunghissimo tempo è stata considerata "babba", stupida, ingenua, a bassissima se non nulla densità mafiosa. Così non è, e non era neanche in passato, a dirla tutta. Ma anche ammettendo per astrazione che il Ragusano fosse più o meno immune dalla mafia, Vittoria avrebbe in ogni caso rappresentato una clamorosa eccezione, tra contrabbando, traffico di droga, racket, centinaia di affiliati e faide stragiste. Proprio 4 anni fa, ma era luglio, pubblicai uno dei primi lavori a mia firma: era un mini-saggio per Diacronie, rivista di storia contemporanea. Provai a tracciare una storia parziale della mafia a Ragusa. La tesi, ovvio, è che una mafia ci sia pure in terra iblea. Come ha sempre detto Carlo Ruta. Noto solo che quasi contemporaneamente al mio articolo, l'allora presidente della commissione regionale Antimafia, Lillo Speziale del Pd, di Gela ma avversario di Crocetta, aveva detto, in visita proprio a Vittoria: «La provincia di Ragusa costituisce un'autentica isola felice, nel panorama siciliano, per quanto concerne il preoccupante fenomeno dell'illegalità». Testuale. C'erano appena stati episodi di racket e minacce, tanto per dire. Scrissi a Speziale, ma ovviamente non rispose mai. Chissà cosa ne penserà adesso...
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