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lunedì 7 marzo 2011

Illegittima Difesa

Vediamo se finalmente comincia a cadere il velo di omertà nelle forze armate. Una volontaria dell'Esercito, una 24enne siciliana musulmana, ha denunciato alla magistratura ordinaria di Catania e a quella militare di Napoli tre superiori, due ufficiali e un sottufficiale, per molestie sessuali e abusi. Subiti in caserma e in missione in Kosovo. Tra i superiori denunciati, anche una donna che avrebbe provato a costringere la soldatessa a un rapporto di gruppo con due militari stranieri e l'avrebbe umiliata per vendicarsi del rifiuto. E gli abusi sessuali sono solo una parte del mobbing (del nonnismo, per dirla con termini più consoni all'ambiente): la caporale si è detta oltraggiata nel suo credo religioso, perché costretta a partecipare alle funzioni religiose cattoliche.
Come sempre accade, i superiori dei superiori della soldatessa non hanno creduto al racconto della donna. Che si è decisa a denunciare solo dopo che era stata ignorata anche la semplice richiesta di essere impiegata in una caserma diversa da quella dei tre comandanti.
L'avvocato della caporale è Giorgio Carta, ex ufficiale dei carabinieri. Ma non solo: Carta è anche presidente del Partito Sicurezza e Difesa (Posd, la 'o' sta per "operatori"). Non potendo formare rappresentanze sindacali per rivendicare i propri diritti, è nato nel 2009 il primo partito costituito da appartenenti delle forze armate. Il dicastero di La Russa ha fatto sapere che non è vietato, ma ad alcuni militari dell'Arma sono state comminate sanzioni disciplinari per la loro iscrizione al Posd. Però in altri partiti ci sono esponenti militari che non hanno mai avuto problemi con i rispettivi comandi. Mentre i provvedimenti disciplinari toccano pure a due poliziotti - quindi inflitti dal Viminale. Peraltro il partito ha rapporti con l'Idv di Di Pietro, perché l'ex poliziotto sarebbe sensibile alle problematiche del settore.
Il presidente Carta e il segretario Giuseppe Paradiso ora dicono che il Posd si costituirà parte civile nel processo contro i comandanti molestatori della caporale siciliana, una "precaria con le stellette". Sempre che questo processo si faccia.

domenica 9 gennaio 2011

Chiuso per omertà

Devo ammettere che avevo un po' trascurato la notizia di un omicidio avvenuto il 26 dicembre scorso a Barrafranca, in provincia di Enna. In una sparatoria davanti a un bar del paese, era stato ucciso Maurizio Marotta, emigrato in Germania e tornato in Sicilia per le feste. Probabilmente una vera esecuzione di stampo mafioso.
Oggi in Prefettura si è riunito il comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza e il sindaco di Barrafranca, Angelo Ferrigno, ha preso una decisione clamorosa e simbolica. Il titolare del bar aveva assistito suo malgrado all'omicidio di Marotta, ma non ha voluto collaborare con le forze d'ordine. Almeno così pensano gli investigatori, poco convinti dalla sua testimonianza. Dunque Ferrigno decide di dare un segnale ed emette un'ordinanza: bar chiuso per cinque giorni e multa di cinquanta euro.
Il barista potrebbe aver taciuto per paura di rappresaglia e vendette, ma la sua reticenza gli è costata qualche giorno di ferie. Forzate.