Lui: faccia furba, coppola post-mafiosa in testa, bretella colorata e sigaretta malandrina in bocca, masculo. Lei: abito rosso, capello al vento, sensualmente truccata, ombrellino, fìmmina.
Non è una pubblicità di Dolce & Gabbana, una di quelle campagne su una Sicilia da cartolina che non esiste neanche in cartolina. Invece è una immagine allegata alla app che il governo italiano ha distribuito alle migliaia di giornalisti stranieri che arriveranno a fine maggio a Taormina per il G7. Esatto: il G7, quel vertice internazionale che in realtà non ha alcun valore istituzionale ma che viene venduto come uno degli eventi più importanti a livello planetario. E così, chi si accrediterà per il summit di Taormina ha trovato nella sua cartella stampa questa significativa raffigurazione della Sicilia.
Ricordiamo che questo G7 è stato fissato a Taormina dall'ex presidente del Consiglio Matteo Renzi (che prima era orientato verso un qualche paese fiorentino), giustificando la scelta proprio come risposta ai pregiudizi sulla Sicilia mafiosa e l'Italia dai mille difetti. Una risposta riassunta in un logo sciatto da tribuna politica anni Sessanta, peraltro.
Il presidente dell'Ars Giovanni Ardizzone si è indignato, i social commentatori idem. Infine il governo ha ritirato quell'immagine, ma il danno e la beffa sono già fatti. La sciatteria comunicativa ha fatto sì che almeno per un po' si è deciso che a rappresentare una delle località più belle della Sicilia, eterna candidata al Patrimonio dell'Umanità dell'Unesco, capitale turistica dell'Isola, dovesse essere la solita cartolina pastellata del Sud languido e godereccio. Probabilmente avrà apprezzato il presidente dell'Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem, convinto che nel Sud Europa sperperiamo i sacri soldi del giudizioso nord in donne e alcol.
Il presidente dell'Ars Giovanni Ardizzone si è indignato, i social commentatori idem. Infine il governo ha ritirato quell'immagine, ma il danno e la beffa sono già fatti. La sciatteria comunicativa ha fatto sì che almeno per un po' si è deciso che a rappresentare una delle località più belle della Sicilia, eterna candidata al Patrimonio dell'Umanità dell'Unesco, capitale turistica dell'Isola, dovesse essere la solita cartolina pastellata del Sud languido e godereccio. Probabilmente avrà apprezzato il presidente dell'Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem, convinto che nel Sud Europa sperperiamo i sacri soldi del giudizioso nord in donne e alcol.
Il G7 avrebbe dovuto, nelle intenzioni di Renzi, garantire "grande ritorno mediatico" a Taormina. Così sarà, certo. Ma non basta l'infelice campagna sessista e stereotipata: perché nel frattempo, nel mondo reale, Taormina rischia seriamente di dover rinunciare al suo celebre Film Festival, per una sentenza del Tar di Catania che ha escluso due società, la vincitrice della gara e la ricorrente, dall'aggiudicazione dell'organizzazione dell'evento. Mentre si vantano dunque urbi et orbi la bellezza e la cultura, anche in modi discutibilissimi, Taormina potrebbe vedersi privata della sua vera ricchezza. Che non sono picciotti smorfiosi né fanciulle maliziose.
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