sabato 14 febbraio 2015

Morsi e rimorsi storici

Come la buvette e i divanetti in Transatlantico. Che Parlamento sarebbe senza risse? Pugni, scazzottate e insulti fanno ormai parte dell'arredamento di Camera e Senato (statisticamente sono più irrequieti i deputati: sarà la gioventù). E non solo perché sia peggiorata la classe dirigente e politica. Le risse andavano in scena già prima della Repubblica e neppure i padri costituenti disdegnavano il confronto fisico. Ai nostri tempi, certo, la situazione è degenerata.
Ieri ho scritto sul Quotidiano Nazionale un articolo che prova a ripercorrere alcune delle più curiose e interessanti pagine di risse nel "saloon Montecitorio". Uno degli episodi più particolari, che non conoscevo e ho scoperto dagli archivi (analogici...), riguarda un deputato comunista, alla Camera dalla prima alla quarta legislatura. Si chiamava Luigi Di Mauro, sindacalista Cgil, classe 1920 (morto nel 2011), da Caltanissetta. Nel dicembre 1951 si conquistò sul campo, e con larghissimo e incontrastato merito, il titolo di «gran morsicatore». In una sola seduta fece assaggiare i suoi denti a tre democristiani: Achille Marazza, Mariano Pintus e nientemeno che Alcide ("Aspide", per i detrattori...) De Gasperi. Lo storico leader Dc fu morso a un dito. Quella performance a Montecitorio per fortuna non ha offuscato i meriti del Di Mauro sindacalista, quello che si era battuto per l'emancipazione dei minatori nel Nisseno. Quando morì, fu ricordata soprattutto la sua vita di lotta per i lavoratori sfruttati. C'era anche una commossa Anna Finocchiaro, nel 2011 a Catania, a commemorarlo. Si era iscritta al Pci nella stessa sezione del «gran morsicatore».
(Invece il catanese Nino Strano addentava mortadella per festeggiare la caduta di Prodi)

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