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venerdì 9 gennaio 2015

Ìu sugnu Charlie

#JeSuisCharlie
Sono stato in Francia tre volte, due a Parigi, poche settimane in tutto. Charlie Hebdo lo conosco, ma non l'ho mai letto. Forse preferivo Le Canard enchaîné. Perché il punto di partenza è questo: in Francia, il nostro cugino antipatico ma che ci somiglia e a cui in fondo vogliamo bene, la satira è una cosa seria. In Italia ce la sogniamo un'offerta del genere. La questione non è solo editoriale, ma culturale, sociale, politica. Al di là della cronaca e del dolore.
Ecco perché è semplicemente urticante l'ipocrisia e l'incoerenza di molti italiani (anche miei colleghi...) che adesso gridano alla libertà di stampa-espressione-satira, dopo anni e anni di censure striscianti e prese di posizione tranchant contro giornalismo e dintorni. Ma la mia non è una inutile e risibile difesa d'ufficio della categoria, spesso indifendibile. Dio – uno qualsiasi – ce ne scampi e liberi. Mi fa però schifo la solidarietà pelosa agli irriverenti francesi da parte di chi non ha esitato altre volte a buttarla sulla vecchia regola del "se l'è andata a cercare". Magari lo pensano ancora, ma ora non lo dicono. Quello che conta, per loro, è che Charlie pubblicasse vignette che sbeffeggiano l'Islam. Di quelle sul cattolicesimo, sull'ebraismo e soprattutto di quelle che sfottono la destra reazionaria e xenofoba, invece non parlano. D'altra parte, per i latini la satira era la satura lanx, il vassoio ricolmo di primizie offerto agli dèi. Dèi, al plurale.
Il cortocircuito è servito. Torniamo un po' indietro nel tempo – e nello spazio. Nel 1978 la mafia ammazza Peppino Impastato, uno di quelli che con lo spirito della satira faceva informazione contro i poteri violenti e criminali. Uno spirito libertario, politicamente connotato, che sicuramente sarebbe piaciuto a quelli di Charlie più delle varie e strumentali attestazioni di solidarietà di certe destre italiane. Nel 1996, proprio sul settimanale francese uscì un articolo, Dalla caduta del muro di Berlino alla caduta di Totò Riina (anzi, Riìna), firmato da Phil, l'ex direttore Philippe Val, e Riss, Laurent Sourrisseau, il vignettista rimasto ferito nell'assalto che ha ucciso Wolinski, Charb, Cabu, Tignous e Honoré. I due, Phil e Riss, avevano visitato il Centro Peppino Impastato e riprodussero nella vignetta una vecchia foto del gotha mafioso di Cinisi. In ricordo di Peppino, compagno di satira e di lotta.
La libertà, anche quella di sfottere, fa naturalmente paura al potere, peggio ancora a quei poteri informali e fondati sulla cieca obbedienza e sul terrore. Eppure immagino che anche Peppino, per qualche improvvisato paladino della libertà di satira di inizio 2015, potrebbe essersela "andata a cercare". Ecco, io da certi interpreti del cortocircuito mediatico e ideologico non accetterei lezioni né consigli né insegnamenti. Con una sola eccezione. Ormai non fanno altro che ripetere "abbiamo il coraggio di ripubblicare anche in Italia le vignette di Charlie Hebdo". Bene, allora beccatevi questa. Ottobre 2013. Pour ne pas oublier. Jamais.

mercoledì 2 aprile 2014

Te la do io la Sicilia

Non era un pesce d'aprile. Non scherzava, nonostante la sua professione, in origine, dovrebbe essere quella di far ridere. Insomma era tutto vero: ieri Beppe Grillo ha iniziato il suo tour teatrale a Catania. Al teatro Metropolitan (dove io vidi un concerto di Elio e le Storie Tese, a proposito di analisti seri della realtà italiana...; ma in origine lo spettacolo era previsto nel più capiente PalaCatania, dove invece vidi per la prima volta Francesco Guccini), con biglietti da 20 euro in su. Tutto esaurito.
Da quando l'ex-di-nuovo-comico aveva annunciato questa sua nuova tournée, casualmente chiamata "Te la do io l'Europa", mi aveva incuriosito che avesse scelto proprio la Sicilia per la prima data. Diciamo che ha un particolare rapporto con la mia terra, non solo per averla raggiunta a nuoto. Non ricordo, nella pur roboante antologia grillesca da campagna elettorale, toni così sarcastici e cattivi come quelli utilizzati spesso dal leader del Movimento 5 Stelle nei confronti della Sicilia e dei siciliani. Quando fece campagna per le Regionali del 2012, la sua battuta fu «trovare 80 incensurati da candidare da queste parti è stato molto difficile». Bah. Ieri durante lo spettacolo anti-euro, anti-Renzi, anti-banche, anti-tutto, ha detto pure che avrebbe meritato una platea di 35mila persone, non solo un teatro pieno, per tutto quello che ha fatto per la Sicilia. Bah. E poi, tanto per restare al tema della serata e della tournée primaverile, «cos'è l'Europa? Voi siete in Sicilia, avete già i vostri problemi». Grazie per l'informazione, direi.
In Sicilia Beppe Grillo ha un grandissimo seguito, e parlo soprattutto del versante politico. Già nel 2008, quando il MoVimento era di là a venire, l'agglomerato di liste civiche riunite sotto l'insegna Amici di Beppe Grillo candidava Sonia Alfano alla presidenza della Regione: prese il 2,44%. Ora invece in Sicilia è davvero il primo partito. Beppe, o Peppe che dir si voglia, avrà pure avuto difficoltà a trovare gli incensurati da mettere in lista, però nel 2012 il M5S riuscì a farne eleggere 15 all'Ars, il parlamentino regionale siciliano. Uno se ne è andato, o meglio è stato espulso (per questione di soldi): Antonio Venturino, vicepresidente dell'Assemblea e oggi esponente del Psi di Riccardo Nencini.
Peppe è la nostra bandiera (Dagospia)
In Parlamento, sono 13 i deputati grillini (compreso il presidente del gruppo Riccardo Nuti, quello che si candidò a sindaco di Palermo aggiungendo al suo nome "detto Grillo"...) e 4 i senatori, dopo aver cacciato i "dissidenti" Fabrizio Bocchino e Francesco Campanella: alla Camera il M5S è il primo partito siciliano (34,5% nel collegio 1, quello occidentale, e 32,7% nel 2, cioè la Sicilia orientale), a Palazzo Madama, con il 29,5%, arriva solo dopo l'allora corazzata berlusconiana. Ma tra dissidenti, critici e gente che ogni tanto scuote il capo e smentisce il capo, la Sicilia ha dato anche dispiaceri a Grillo, a cominciare da quei senatori che onestamente non ne volevano sapere di bloccare l'elezione di Pietro Grasso alla presidenza di Palazzo Madama: Renato Schifani proprio non l'avrebbero potuto digerire... (né giustificarlo ai loro elettori). Ecco perché pure in Sicilia ci vogliono i fedelissimi: la capolista alle Europee, la ricercatrice Paola Sobbrio, infatti vanta persino l'endorsement ufficiale – e contestato – di Nuti. E poi ci sono tanti consiglieri comunali in giro per la Trinacria, più Federico Piccitto, primo cittadino di Ragusa, secondo sindaco a 5 Stelle di un capoluogo di provincia dopo l'altro Federico, Pizzarotti a Parma. Certo, per completezza va registrato qualche fallimento, perché anche sotto il cielo pentastellato qualche astro ogni tanto si appanna. Vedi Messina, per esempio.
Ecco, Messina. Che per Grillo vuol dire soprattutto Ponte sullo Stretto. «Ma se per millenni Sicilia e Calabria sono state divise ci sarà stato un motivo?», diceva nella primavera del 2005. Questa sì che era una battuta.