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#JeSuisCharlie |
Ecco perché è semplicemente urticante l'ipocrisia e l'incoerenza di molti italiani (anche miei colleghi...) che adesso gridano alla libertà di stampa-espressione-satira, dopo anni e anni di censure striscianti e prese di posizione tranchant contro giornalismo e dintorni. Ma la mia non è una inutile e risibile difesa d'ufficio della categoria, spesso indifendibile. Dio – uno qualsiasi – ce ne scampi e liberi. Mi fa però schifo la solidarietà pelosa agli irriverenti francesi da parte di chi non ha esitato altre volte a buttarla sulla vecchia regola del "se l'è andata a cercare". Magari lo pensano ancora, ma ora non lo dicono. Quello che conta, per loro, è che Charlie pubblicasse vignette che sbeffeggiano l'Islam. Di quelle sul cattolicesimo, sull'ebraismo e soprattutto di quelle che sfottono la destra reazionaria e xenofoba, invece non parlano. D'altra parte, per i latini la satira era la satura lanx, il vassoio ricolmo di primizie offerto agli dèi. Dèi, al plurale.

La libertà, anche quella di sfottere, fa naturalmente paura al potere, peggio ancora a quei poteri informali e fondati sulla cieca obbedienza e sul terrore. Eppure immagino che anche Peppino, per qualche improvvisato paladino della libertà di satira di inizio 2015, potrebbe essersela "andata a cercare". Ecco, io da certi interpreti del cortocircuito mediatico e ideologico non accetterei lezioni né consigli né insegnamenti. Con una sola eccezione. Ormai non fanno altro che ripetere "abbiamo il coraggio di ripubblicare anche in Italia le vignette di Charlie Hebdo". Bene, allora beccatevi questa. Ottobre 2013. Pour ne pas oublier. Jamais.
Hebdo sta per ebdomadario
RispondiEliminaCharlie sta per Carletto
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