giovedì 19 maggio 2011
Tenga pure il resto
La Sicilia punta molto sul turismo, perlomeno lo fa a parole o con iniziative plateali. Le bellezze naturali, la varietà dei paesaggi, i siti Unesco, il mare, l'Etna, l'archeologia, l'arte: sono queste le grandi risorse economiche della Sicilia. Senza però dimenticare le altre attività economiche. Ma lo stato dei beni culturali nell'Isola è disastroso, secondo Legambiente. Non basta il rientro della Venere di Morgantina dagli Stati Uniti, ancora c'è molto da fare e alcuni importanti siti turistici sono a rischio di degrado e hanno bisogno di interventi urgenti di manutenzione. La campagna Salvalarte dell'associazione ambientalista ha compilato una "lista nera" dei dieci monumenti che corrono i rischi maggiori. Ville, palazzi, chiese, aree archeologiche: nessuno è risparmiato. E tra questi siti spiccano alcuni luoghi conosciutissimi e molto visitati, come il teatro greco-romano di Taormina e il tempio E (o di Hera) nel parco archeologico di Selinunte. Gli appelli sono stati lanciati ormai molti anni fa, ma nulla è cambiato. Al massimo qualcosa è peggiorato...
Tra i dieci siti, ben due sono nella mia piccola provincia di Ragusa. Una brutta sorpresa – per me solo una conferma. Uno è l'area archeologica di Kamarina, antica città greca fondata nei pressi di Santa Croce Camerina all'inizio del VI secolo avanti Cristo. L'ampliamento del porto di Scoglitti ha cambiato il flusso delle correnti marine, che ora minacciano il promontorio su cui sorgono le mura della cittadella. E poi c'è la Fornace Penna a Sampieri, nel territorio di Scicli. Lo "stabilimento bruciato", come lo chiamiamo dalle mie parti, un'ex fabbrica di laterizi del primo Novecento, incendiata nel 1924. Un capolavoro di archeologia industriale, un edificio che cade a pezzi ma che ha avuto una seconda vita come set cinematografico. Nonostante Il commissario Montalbano, però, la Fornace rimane lì, bruciata, mezza pericolante. Una specie di tempio pagano abbandonato a se stesso. Metafora del turismo in Sicilia.
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