La Sicilia vara il federalismo turistico. Dal 17 al 20 febbraio è di scena la
Borsa Internazionale del Turismo (Bit) a Milano e la Regione decide di non partecipare perché "è uno sperpero". Parola dell'immancabile presidente Lombardo (
en passant, noto che lo psichiatra di Grammichele è una delle tags più presenti su questo blog, ma non è solo colpa mia,
ndr). Uno spreco, «un modo come un altro per far arricchire di più il Comune di Milano e l'economia della Lombardia». La rassegna di solito è però caratterizzata dalla corsa dei politici siciliani ad allestire stand faraonici, pagati dai contribuenti dell'Isola che non ne ricevono nulla in cambio. Ma non ho la minima intenzione di farne una questione di anti-politica né di buttarla su una facile demagogia.
Invece vorrei sottolineare la grande inventiva siciliana, che non si ferma neanche davanti ai veti
governativi. La Regione non c'è? Poco male, ci vanno le province. Palazzo d'Orleans parla di risparmio, le nove province non si scoraggiano e si fanno carico delle spese. Solo Trapani metterà in campo 200mila euro. Alla Bit staranno tutte in uno stand comune di 340 metri quadrati. Un po' strettine, forse.
L'assessore regionale al Turismo, Daniele Tranchida, ha fatto sapere che la Sicilia avrà la "propria Bit", un meeting euromediterraneo già programmato per maggio.
Autonomia, federalismo, autarchia.
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