mercoledì 9 maggio 2012

Niente di nuovo sul fronte occidentale

Provare a capire qualcosa delle elezioni in Sicilia rischia sempre di diventare un esercizio talmente complicato da risultare persino inutile. Già le primarie di Palermo avevano fatto parlare tutta Italia e i commenti non erano certo dei migliori. Un centrosinistra spaccato (ma questa non è una notizia, in Sicilia e altrove), a tal punto che l'investitura da candidato se l'era presa l'outsider Fabrizio Ferrandelli contro la favorita Rita Borsellino. Poi invece Leoluca Orlando che si candida 24 ore dopo averlo negato (ribadendolo in aramaico, diceva). E ora dopo il primo turno l'ex sindaco della Primavera, "il professore", sembra lanciato verso l'ennesima riconferma, sempre che riesca a vincere al ballottaggio proprio contro Ferrandelli. Cacciato dall'Idv da Orlando, peraltro. Vabbè, non parlo volutamente del centrodestra: difficile trovare qualcuno ben disposto a fare da vittima sacrificale pronta a immolarsi sulle ceneri del fallimento di Diego Cammarata.
Come se non bastasse, c'è stata la vicenda delle percentuali incerte. Che ha interessato tutta la Sicilia e non solo Palermo. Caos nel conteggio dei voti, si è detto, un problema di errore di interpretazione della legge regionale (il sito elettorale della Regione comunque "non è attualmente consultabile per aggiornamento dati", al momento in cui scrivo).
Oltre a Palermo, si votava in altri 146 comuni siciliani, due dei quali capoluoghi, Trapani e Agrigento. Lo so che parlando della Sicilia e del suo rapporto con il potere, mafia a parte, è facile tirare in ballo il solito Gattopardo e il-cambiare-tutto-per-non-cambiare-niente. A me non piace citare quella che è ormai diventata una frase fatta, però in effetti vedendo quello che è successo nei tre capoluoghi siciliani al voto, mi sembra proprio che le cose siano andate così. L'eventuale elezione di Orlando è sicuramente un fatto imprevisto (ma non imprevedibile), eppure stiamo parlando di uno che ha già fatto il sindaco per 12 anni. Di nuovo c'è che oggi è il candidato della sinistra...
Poi c'è Agrigento. Dove il sindaco uscente Marco Zambuto è avanti al primo turno e al ballottaggio se la vedrà con il candidato del Pdl Salvatore Pennica. Zambuto è quello che presentandosi con l'Udeur si fece votare cinque anni fa dal centrosinistra e passò subito dopo al centrodestra, cioè fece una giunta centrista, tra rimpasti e mezzi ribaltoni. Ora si è candidato con l'Udc. Sindaco uscente che può sperare nella riconferma, dunque. Forse ci voleva davvero Fonziu Purtusu per una ventata di novità.
E infine Trapani. Qui il sindaco uscente Girolamo Fazio non si poteva ricandidare, ma ha fatto la sua bella lista in appoggio all'aspirante sindaco del Pdl Vito Damiano. Risultato: la sua lista è la seconda più votata, lui rientrerà in consiglio comunale e Damiano andrà al ballottaggio con l'ex deputato di Forza Italia Giuseppe Maurici. Fazio, tanto per intenderci, è quello che si è fatto propaganda con la riscrittura della Genesi in suo onore recitata da bambini trapanesi.
Certo, il 61-0 sembra ormai davvero un evento storico sbiadito. Ma se questa è la Sicilia dei laboratori politici, mi sa che di test bisognerà ancora farne tanti.

Aggiornamento del 22 maggio 2012. Breve, secco, inequivocabile. Al ballottaggio hanno vinto Orlando a Palermo, Zambuto ad Agrigento, Damiano – cioè Fazio – a Trapani. Niente di nuovo sul fronte (della Sicilia) occidentale.

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