lunedì 7 novembre 2011

61-0, e palla al Centro

Diversi modi di gestire la sconfitta in Sicilia... (da Rosalio.it)
La prima volta che ho votato alle elezioni era il 13 maggio 2001 (sì, quelle elezioni). Io sono un assiduo frequentatore dei seggi, le elezioni per me sono sempre un appuntamento molto importante, nonostante tutto e tutti. Certo, un battesimo di fuoco come quello non lo dimentico: erano le elezioni del famoso e famigerato 61-0, il "cappotto" siciliano dell'armata berlusconiana sulle macerie del centrosinistra. Risultato che ha lasciato più di un trauma. Col tempo, comunque, le risposte al perché l'Ulivo perse così sono arrivate da sole: ad Acireale schierò Vittorio Cecchi Gori, tanto per dirne una. Cecchi Gori? Ad Acireale?!?
Ora quella Sicilia politicamente (forse) non c'è più, ma non per eventuali meriti del centrosinistra, quanto per le acrobazie, i trasformismi e i ribaltoni della sterminata galassia della destra siciliana. La verità l'ha detta Angelino Alfano nove mesi fa, prima di diventare il segretario politico del Pdl, ma già ben consapevole del suo ruolo. Alfano ammoniva che "la maggioranza dei siciliani resta di centrodestra". E non gli si può dare torto. Sono le elezioni a confermarlo. Solo che è cambiato il centrodestra. Frammentato, spaccato, l'un contro l'altro armati.
Spesso si sente ripetere banalmente che la Sicilia è un laboratorio politico: non si può negare in effetti che la Trinacria inauguri fenomeni e tendenze che poi trovano (più o meno) fortuna anche a Roma. Vero che Futuro e Libertà è sostanzialmente Gianfranco Fini, ma tra i nomi di spicco ci sono i falchi siciliani Fabio Granata e Carmelo Briguglio. E l'Mpa è una creatura del governatore siciliano Raffaele Lombardo.
Ed è qui che volevo arrivare. Lasciando perdere le complicate e a volte inspiegabili geometrie dei palazzi palermitani, stavo notando in questi giorni che tra i tanti, veri o presunti "traditori", ex fedelissimi che stanno (starebbero) abbandonando Berlusconi, i siciliani fanno la loro bella figura. Si va dalle ex colombe di Fli Adolfo Urso e Pippo Scalia, che hanno lasciato il gruppo finiano per il misto, hanno dato la loro fiducia l'ultima volta ma ora sembrano insofferenti. Poi c'è il battitore libero Domenico "Mimmo" Scilipoti che, sempre parlando di sé in terza persona, non esclude sorprese. Figurarsi.
Il nuovo approdo dei delusi del Pdl sembrerebbe essere l'Udc. Eppure dai centristi fuoriusciti che facevano capo al ministro Saverio Romano (e ancora prima a Cuffaro) arrivò alla maggioranza la stampella salvifica del Pid. Quel partito-movimento però ha perso per strada pezzi importanti come Calogero Mannino, e ora Pippo Gianni non garantisce nulla sulla fiducia.
Uno dei critici della prima ora era stato Antonio Martino, ex ministro e tessera numero 2 di Forza Italia. Uno degli ultimi è invece suo cugino Francesco Stagno d'Alcontres, barone di Scuderi, nato a Malta. Da qualche mese tra i transfughi miccicheani, ha lasciato poco spazio ai dubbi, con un realismo politico da manuale: «Un sacco di deputati, annusando l'emergenza, vanno a Palazzo Grazioli per ricattare il premier. Io non posso perdere la faccia con i miei elettori, quindi chiedo anche io». Apprezzabile l'onestà intellettuale, diciamo così. E comunque le sue richieste, almeno, riguardano gli aiuti per le zone di Messina sommerse dal fango nel 2009.
I nomi sarebbero ancora tanti, soprattutto se si va ad analizzare cosa succede nelle singole realtà locali, nelle amministrazioni e nei circoli di partito in Sicilia. Quasi tutto sembra muoversi in quel variegato magma che è il centro cattolico, nella migliore tradizione della Sicilia come feudo democristiano (ex-, post-, neo-).
Prima e Seconda Repubblica
Vorrei chiudere però con un'eccezione di grande rilievo. Si chiama Carlo Vizzini, un nome per niente sconosciuto a chi abbia qualche ricordo della cosiddetta Prima Repubblica. Il senatore Vizzini è stato segretario dell'ormai disciolto Partito socialdemocratico (Psdi) e non ha mai dimenticato le sue origini politiche. Il Pdl vuole diventare il raggruppamento dei cattolici moderati, quindi non c'è più spazio per un socialista come lui. E infatti ha precisato, a scanso di equivoci, di aver aderito al Psi di Riccardo Nencini, che sta dalle parti del centrosinistra: «Non morirò democristiano, io che nel 1992 fondai con Craxi e Occhetto il Partito socialista europeo».
Avevo nove anni quando vidi il primo comizio della mia vita: 1992, Achille Occhetto a Modica. Il cerchio si chiude?

Aggiornamento dell'8 novembre 2011.
Il voto alla Camera sul Rendiconto dello Stato per il 2010 ha decretato ormai la fine della maggioranza di centrodestra. Al colpo hanno contribuito anche le assenze di Mannino e Stagno d'Alcontres. Mi si nota di più se vengo e me ne sto in disparte o se non vengo per niente?

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