venerdì 28 gennaio 2011

Il disordine dei giornalisti

Otto siciliani e un campano (Giancarlo Siani, a colori)
Otto. Otto su undici. Undici sono i giornalisti uccisi in Italia dalle mafie e dal terrorismo negli ultimi cinquant'anni. Otto sono quelli uccisi dalla mafia siciliana. Otto siciliani. L'ultimo in ordine di tempo è Beppe Alfano, assassinato diciotto anni fa. Ma molti sono ancora minacciati, come Lirio Abbate e Pino Maniaci. Insomma, fare informazione e giornalismo in Sicilia non è facile.
In realtà vorrei parlare d'altro, infondere un pizzico di ottimismo e dare qualche buona notizia. A chi e su chi di mestiere fa notizia. Le opportunità di lavoro per i giornalisti in Sicilia ci sono, eccome. Mica sono tutti bersagliati dalla mafia.
Ha fatto storia l'assunzione per chiamata diretta e sine titulo di 23 (ventitrè) caporedattori all'ufficio stampa della Regione Siciliana nel 2006. Abile mossa pre-elettorale di Totò Cuffaro. Cioè, furono assunti ventitrè giornalisti e tutti venivano pagati con 3.800 € al mese, tutti caporedattori. Comunque Cuffaro è stato prosciolto nel settembre 2010 dall'accusa di concorso in abuso d'ufficio per quelle assunzioni. Assolto perché il fatto - in quel caso... - non sussiste.
Ma le opportunità di lavoro per i giornalisti siciliani si erano già allargate negli scorsi anni addirittura per legge. La legge nazionale 150/2000 prevede l'istituzione obbligatoria di uffici stampa negli Enti locali. Un provvedimento regionale del 2002 e soprattutto un protocollo d'intesa del 2005 tra l'Anci Sicilia e l'Assostampa ne hanno imposto la creazione per le Province e per i Comuni con più di diecimila abitanti. L'assessorato per le Autonomie locali e la Funzione pubblica, guidato da Caterina Chinnici, ha avviato un monitoraggio per sapere a che punto è la situazione. Sui 117 obbligati per legge, sono solo 40 gli Enti che hanno istituito gli uffici stampa pubblici. In realtà il risultato è provvisorio, perché ancora non hanno risposto tutte le amministrazioni interessate. L'assessore Chinnici ricorda che occorrono "correttezza e trasparenza" per dare visibilità all'azione della pubblica amministrazione. Però la normativa non è applicata in maniera uniforme, anche "grazie" alla Corte Costituzionale che nel 2007 ha dichiarato illegittime alcune norme sui profili contrattuali e giuridici dei giornalisti degli uffici stampa. Insomma, la legge andrebbe rivista.
Ma il deficit di comunicazione istituzionale non è solo giornalistico. Su 390 Comuni siciliani, 23 (numero maledetto...) non hanno ancora attivato né istituito gli Urp, gli uffici per le relazioni con il pubblico. A diciassette anni dalla legge che ne prevedeva la creazione. Per gli enti inadempienti sono già pronti i commissari ad acta.
Occhio alla penna.

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