Visualizzazione post con etichetta Caltagirone. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Caltagirone. Mostra tutti i post

venerdì 8 luglio 2011

Più province per tutti

Di abolire le province, in Italia non se ne può parlare. Tutte le volte che viene proposta la cancellazione di questi enti territoriali abbastanza inutili (ma bei poltronifici), si trova sempre un'opposizione trasversale. Quanto è successo alla Camera qualche giorno fa ne è un esempio evidente. Una provincia vuol dire tanti uffici, tante poltrone, tanti posti, tanti altri enti collaterali. Quel che più mi colpisce è una specie di regola non scritta, uno strano rapporto di "proporzionalità": più si parla di abolire le province, più se ne propone la creazione di nuove. Come se 110 fossero poche. Ricordo ancora quando nel 1992 furono istituite otto nuove province, che nella mia mente di bambino curioso delle elementari erano otto nuove sigle e targhe automobilistiche. Crotone = KR fu una grande sorpresa. Poi però col tempo ho capito che le province esistono solo in Italia come ente intermedio e ne ho compreso i motivi. Soprattutto ho capito perché nessuno vuole davvero abolirle.
Una nuova provincia è, appunto, un nuovo insieme di posti di lavoro e di potere. Dal 1992 a oggi ne sono state istituite in tutto altre 15. Il problema è naturalmente a monte. Se non esistesse l'istituto-provincia, non ci sarebbe la corsa a proporne di nuove e talvolta improbabili. D'altra parte le proposte le fanno quasi sempre i parlamentari eletti nelle zone interessate e far creare una nuova provincia immagino garantisca un certo credito elettorale.

mercoledì 12 gennaio 2011

Partito e mai arrivato

Percentuali bulgare: 97,4% a Caltagirone, 93% in otto comuni dell'ennese. Non si tratta di un voto dei soviet supremi locali (al centro della Sicilia sono improbabili), ma dei referendum (anzi, referenda) con cui gli elettori del Partito Democratico si sono espressi contro l'alleanza del centrosinistra con il Mpa alla Regione. Il voto è netto, il no all'accordo lo è ancora di più. Il piddì che sta con la quarta giunta Lombardo dice che sono andati a votare anche elettori di centrodestra, giusto per il piacere di mettere in difficoltà il partito guidato da Giuseppe Lupo. Il segretario regionale aveva pure commissariato il circolo di Caltagirone, perché il referendum sarebbe illegittimo. Però anche alle primarie regionali del 2009 poteva votare chiunque, compresi i non tesserati. E poi si è votato a Caltagirone ed Enna e toccherà presto a Gela: le uniche aree della Sicilia dove il centrosinistra ancora prende voti e "governa". A Caltagirone il Pd vince le elezioni, designa deputati, amministra da tempo e bene, con una gestione trasparente ed esemplare, per stessa ammissione dei vertici regionali del partito. Enna è l'inespugnabile feudo di Vladimiro "Mirello" Crisafulli, chiacchierato e discusso onorevole di sinistra, comunque sempre gradito alle segreterie centrali. Gela ha avuto persino un sindaco comunista, Saro Crocetta, ora eurodeputato.
I voti sono simbolici, non avranno alcun riflesso concreto sulla politica del Pd nei suoi rapporti con Lombardo. Però sono il segnale dell'insofferenza, del disagio e della rabbia di un elettorato che in buona parte non si spiega come si sia potuti passare dall'opposizione all'ingresso in giunta al posto del Pdl. Nell'Isola abbondano ormai le amministrazioni "ibride", dove sembra ingenuo distinguere tra destra, sinistra e centro. Si insiste a parlare di laboratorio-Sicilia, ma da certi esperimenti ogni tanto nasce pure Frankenstein.