Una nuova provincia è, appunto, un nuovo insieme di posti di lavoro e di potere. Dal 1992 a oggi ne sono state istituite in tutto altre 15. Il problema è naturalmente a monte. Se non esistesse l'istituto-provincia, non ci sarebbe la corsa a proporne di nuove e talvolta improbabili. D'altra parte le proposte le fanno quasi sempre i parlamentari eletti nelle zone interessate e far creare una nuova provincia immagino garantisca un certo credito elettorale.
Io sono di Modica e ho sempre vissuto come ingiustizia lo "scippo" fascista (1927) della sede provinciale alla mia città, a vantaggio della vicina Ragusa. Il campanilismo che contrappone storicamente le due città si è risolto addirittura con coloriti proverbi in dialetto: Raùsa provincia, Muòrica 'sta mincia. Se Muòrica arritonna, Raùsa 'sta zonna (un po' di filologia: a Modica le parole che altrove in Sicilia hanno il gruppo "-chi", si pronunciano con la "-ci"; zonna è un sinonimo, unicamente modicano, della parola con la "-ci"...). Più di una volta ho sentito parlare di una rivincita modicana, ma l'ho sempre ritenuta inutile e finalizzata solo a creare nuovi posti di potere e sottogoverno. Sarà che ho un'idea dei politici miei concittadini...
Però la voglia di istituire nuove province è forte anche in altre aree della Sicilia. Una regione che ha già nove province. Per creare una provincia di Gela, è stata addirittura presentata - unica in Italia - una proposta di legge popolare. Gela, per la cronaca, ha 77.000 abitanti, 17 mila in più del suo capoluogo Caltanissetta. La provincia avrebbe 21 comuni. Ma i politici gelesi hanno messo in conto anche di allargarla ad altri paesi in altre province già esistenti. Calta-Gela: questo uno dei tanti progetti in campo. E "Calta" naturalmente non è Caltanissetta, ma Caltagirone. Inoltre si potrebbe estendere il tutto a Piazza Armerina e Licata, per costituire una macro-provincia che interessi il sud nisseno, ennese, agrigentino e catanese. Pure la città della ceramica aspira a staccarsi dal suo capoluogo, Catania, e creare una propria provincia, il Calatino-Sud Simeto. Ma il comprensorio non sarebbe sufficientemente popolato per costituire una provincia. Il numero minimo di abitanti richiesto è 180 mila, al quale Caltagirone non arriverebbe neanche annettendosi comuni di altre province. Come Niscemi (CL), che aveva aderito al progetto già negli anni Ottanta. A meno che, appunto, non si opti per quell'unione tra Caltagirone, Gela e gli altri comprensori "insoddisfatti" della Sicilia centro-meridionale. In attesa di sapere come andrà a finire, sta a guardare anche Acate, il comune più occidentale della provincia di Ragusa, a 21 km da Caltagirone e a 24 da Gela.
Insomma, una situazione in continuo divenire. Sulla provincia di Gela l'Ars si è espressa favorevolmente, giudicando ammissibile la proposta di legge popolare. Gela, sesta città siciliana per popolazione, potrebbe dunque diventare la decima provincia dell'Isola. Ma, c'è un ma. Un "ma" grosso e tutt'altro che pretestuoso. Lo Statuto regionale del 1948 (che ha rango costituzionale) prevede, all'articolo 15, che le province... non esistono! Ecco cosa dice il comma 1:
«Le circoscrizioni provinciali e gli organi ed enti pubblici che ne derivano sono soppressi nell'ambito della Regione siciliana»Le province, pre-esistenti all'adozione del modernissimo Statuto, dovrebbero dunque essere abolite già dal '48. Con la legge regionale 9/1986 è stato invece istituito "il libero Consorzio dei Comuni denominato Provincia Regionale". I consorzi sovracomunali dovrebbero intervenire nel riordino e nel trasferimento delle competenze, anche secondo il governatore Lombardo. L'anno scorso il governo nazionale parlava del taglio delle province con meno di 220 mila abitanti: in Sicilia sarebbe toccato a Enna, salvata però dallo status di autonomia della Regione. Di questo passo, le province non saranno mai abolite e ci abitueremo - non tutti malvolentieri - all'idea che al contrario ne nasceranno sempre di nuove.
Aggiornamento del 19 marzo 2013. Alla fine l'ha spuntata un presidente di Regione "vulcanico" come Rosario Crocetta, che è riuscito a convincere anche i battaglieri deputati regionali, pardon cittadini, del Movimento 5 Stelle: province abolite in Sicilia. E così la terra degli sprechi e dello sperpero di denaro pubblico è la prima in Italia a tagliare quegli enti intermedi. Approvato un maxi-emendamento della maggioranza (53 sì, 28 no, un astenuto) e sospese le elezioni provinciali di fine maggio. Gli enti devono essere commissariati ed entro l'anno dovranno essere sostituiti, con una nuova legge, dai liberi consorzi di comuni, per i quali sono previste elezioni di secondo grado (dunque i componenti devono essere indicati dai sindaci e non sono più previste elezioni per presidenti di provincia e consiglieri).
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