martedì 29 aprile 2014

Andiamo a emettere il grano

Sfido chiunque a dire che la brevissima e tormentata e contestata esperienza di Franco Battiato come assessore al Turismo nella giunta regionale di Saro Crocetta non abbia portato i suoi frutti. O che non sia stato raccolto quello che lui aveva seminato. Letteralmente, direi.
Intendiamoci, parlando di un artista, prima ancora che improvvisato assessore, mi riferisco alla sua ispirazione, non tanto ai suoi atti. E così, scopro che all'Ars torna di gran moda il Battiato del 1979, quello che cantava Magic Shop, dall'album L'era del cinghiale bianco. Come per incanto, il Maestro di Ionia finisce per ispirare il deputato regionale Pd Pippo Laccoto e i colleghi dell'Mpa, pardon Partito dei Siciliani. Il negozio magico, evidentemente, è quello in cui loro vorrebbero spendere una moneta speciale. Il grano.
E Battiato cantava, appunto in Magic Shop, che «la falce non fa più pensare al grano, il grano invece fa pensare ai soldi». Ecco, Laccoto ha presentato un ddl, il numero 730, per l'istituzione di una moneta complementare. I deputati autonomisti, guidati ancora da un Lombardo (ma stavolta è Toti, all'anagrafe Salvatore Federico, il rampollo di don Raffaè, classe 1988, già indagato con il papà per voto di scambio), lo firmeranno pure.
La proposta era partita l'anno scorso con una petizione popolare dall'associazione Progetto Sicilia del messinese Giuseppe Pizzino. La moneta dovrebbe affiancarsi all'euro nelle transazioni quotidiane, con tasso di cambio effettivo invariabile (il rapporto sarebbe di 1 a 2, ma con potere d'acquisto invariato: quindi con 5mila euro si ottengono 10mila monete sicule, che però varrebbero 10mila euro). E si chiamerà appunto "grano". Che non è un nome casuale: così si chiamò infatti una moneta coniata dal Settecento nelle Due Sicilie (valeva un ventesimo del più noto tarì), ma anche a Malta e in Spagna.
Altro che nostalgia della lira... Cosa c'è di meglio che rinverdire i fasti di una valuta borbonica? L'autonomia è servita anche nelle tasche. L'appiglio è una lettura, come al solito molto estensiva, dello Statuto siciliano, che all'articolo 41 prevede che «Il Governo della Regione ha facoltà di emettere prestiti interni». La sovranità finanziaria che diventa anche monetaria. A proposito di sovranità monetaria, chissà cosa ne pensano i paladini anti-euro del MoVimento 5 Stelle...

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