venerdì 31 dicembre 2010

Regione a status quo speciale

L'onorevole Francesco Cascio, presidente dell'Ars (Assemblea Regionale Siciliana), non ce l'ha fatta più. Con un atto d'imperio ha decretato lo scioglimento della commissione per la revisione dello Statuto autonomista. Il caro, storico, vecchio e citatissimo (non altrettanto applicato) Statuto del 1948.
L'organismo è stato istituito nel giugno 2008, ma a conti fatti si è riunito per sette ore complessive di lavoro nell'ultimo anno. Ritmi rilassati che manco ai tempi delle presunte ammuìne borboniche. Poche convocazioni, molte volte l'aula è rimasta vuota: in metà dei casi, i tredici componenti non si sono neanche presentati. La commissione è dunque talmente improduttiva che Cascio l'ha cassata, dopo averci già provato invano nel 2009. Costo della "nuova costituente": 166.640 euro solo per i gettoni di presenza.
Qualcuno la butta, come sempre, in polemica politica e/o partitica: il presidente Cascio è del Pdl, ormai all'opposizione della giunta Lombardo, mentre a capo della commissione c'è (c'era) il finiano Alessandro Aricò.
È in casi come questi che un siciliano si trova a riciclare la frase più abusata, fraintesa, decontestualizzata, del suo "bagaglio culturale":
«Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi»
(Tancredi Falconeri; Giuseppe Tomasi di Lampedusa, Il Gattopardo)

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