giovedì 18 agosto 2011

Ad ovest di Paperoga

In una memorabile storia Disney disegnata dal grande Giorgio Cavazzano, Paperino e il cugino maldestro Paperoga sono allenatori di una scarsissima squadra di calcio. Dopo l'ennesima sconfitta, Paperoga promette che alla partita successiva la squadra farà risultato. Finirà 7-0. Un giornalista chiede allora (nei fumetti i colleghi fanno sempre domande scomode, ndr): «Mister, ma aveva detto che avreste fatto finalmente risultato». Paperoga, il papero yoga, non si scompone: «Beh, anche 7-0 è un risultato».
Parafrasando il maestro Paperoga, anche lo 0% è una percentuale. Lo zero per cento (zero, non zero-virgola-qualcosa) sarebbe la percentuale di introiti fiscali siciliani che contribuiscono alla spesa pubblica nazionale. Questo dice il dottor Franco Manzato, assessore leghista all’Agricoltura della regione Veneto. Una premessa doverosa, che non è una lavata di mano pilatesca: io di economia e finanza non sono un esperto. Non azzarderò quindi commenti tecnici su queste materie, però ammetto che lo 0% mi sembra una cifra davvero strana. La mia regione, lo so benissimo, è terra di sprechi, disservizi, burocrazia e sperpero di denaro pubblico. I primi a rimetterci, e lo dico anche all’assessore veneto, sono i cittadini siciliani; su di loro – cioè anche su di me che vivo in terre padane – gravano le spese assurde per mantenere un apparato amministrativo e burocratico regionale totalmente insensato. È innegabile che in Sicilia (ma anche nelle altre regioni del centro-sud e nelle altre a statuto speciale) le voci di spesa superino le entrate fiscali. Tutto confermato dai dati statistici ufficiali e certificato dall'indignazione degli stessi siciliani. Magari non tutti, ma qualche siciliano è "incazzatissimo" tanto quanto Manzato…
Io non so davvero come sia calcolato quello zero per cento. Il paradosso è che questa percentuale sarebbe corretta se venisse attuata un’interpretazione ultra-autonomista dello Statuto, per la quale la totalità delle imposte riscosse in Sicilia dovrebbe rimanere sul territorio regionale, mentre lo Stato italiano – secondo l'art. 38 – dovrebbe fornire annualmente una somma da impiegare nella realizzazione di lavori pubblici. Su questo si giocano molti dei conflitti tra lo Stato e la Regione Siciliana, perché l’articolo prevede una sorta di piano quinquennale e invece alla Sicilia arriverebbe solo una somma forfettaria.

Cappello da chef e grembiule:
ecco l'assessore "a chilometro zero"
«Se la Sicilia diventasse indipendente subito, ci costerebbe meno», concludeva Franco Manzato nella sua nota. "A prescindere dalle motivazioni piuttosto peregrine" dell'assessore veneto, l'idea della Sicilia indipendente piace a Giuseppe Scianò, presidente del Fronte Nazionale Siciliano. Vabbè.
Io sono contro gli sprechi e non mi fido troppo di certe letture dello Statuto autonomista. Però mi fido altrettanto poco di certe polemiche politiche. Manzato ha ragione, la gestione patrimoniale della mia regione è disastrosa. Ci metterei pure mafia, lavoro nero e corruzione, ma non voglio divagare. È il pretesto da cui è nata la polemica che non mi convince e merita qualche riflessione. Manzato, filosofo di Oderzo, ha lanciato il suo attacco contro la Sicilia dopo aver appreso, da un articolo del quotidiano romano Il Tempo, che si preparerebbe la costituzione di una decima provincia siciliana, quella di Gela. In tempi di manovra e di tagli, l'assessore insorge perché è uno spreco inaudito "oltre il cattivo gusto". La notizia in realtà è già un po' datata e la proposta di creare la provincia di Gela – che si staccherebbe peraltro da quella di Caltanissetta candidata all'abolizione – nasce da un disegno di legge di iniziativa popolare che l'Ars (il parlamentino siciliano) ha calendarizzato per l'esame in aula per il prossimo mese di settembre, come replica infastidito, cercando di scrollarsi eventuali responsabilità, l'assessore all'Economia Gaetano Armao.
Torniamo dunque alla querelle province sì/province no. Argomento che su questo blog rischia di superare immigrazione, mafia e Raffaele Lombardo per frequenza di trattazione. Il sottoscritto è contro le province e lo ha detto ormai tante volte. Quello che mi piacerebbe capire è se l'onorevole Manzato è contrario alla provincia di Gela in quanto nuova provincia o in quanto siciliana. Nell'attuale legislatura, l'unica altra "provinciabile" per la quale è in corso un processo di valutazione è un pallino leghista. Il 30 aprile 2008 è stata presentata alla Camera la proposta di legge per l'istituzione della provincia di Valcamonica. Capoluogo Breno (5.000 abitanti, c-i-n-q-u-e-m-i-l-a), una cinquantina di comuni da prendere tra Brescia e Bergamo, un totale di circa 114 mila residenti. Ben al di sotto delle attuali soglie previste dalla manovra di Tremonti. La proposta è partita e caldeggiata da Davide Caparini, fondatore di Radio Padania Libera.
La Valcamonica la vuole la Lega, Gela il centrosinistra. Se fossi qualunquista, direi "sono tutti uguali".

P.S. Sono un appassionato di enigmistica e non ho potuto fare a meno di notare che "Gela" è l'anagramma di "Lega". In realtà è anche uno scambio di consonanti. "Paradossi della combinatoria enigmistica su parole di quattro lettere", li ha chiamati ironicamente Stefano Bartezzaghi. O forse più semplicemente sono due facce della stessa medaglia. Oppure due medaglie con la stessa faccia.

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