sabato 9 luglio 2011

La minaccia pro-messa

Fare il giornalista in certe zone dell'Italia non è per niente facile. La categoria non gode di tantissima stima nell'opinione pubblica (opinione comune?), però ci sono colleghi che fanno questo mestiere-lavoro-professione-chiamatelo come volete, con passione, dedizione, impegno e consapevolezza dei rischi che si possono correre. In Sicilia i giornalisti minacciati per le loro inchieste purtroppo non mancano. E non sono mancati i morti. Sembra scontato che le intimidazioni vengano soprattutto da quell'agglomerato che chiamiamo mafia. Ma non solo. 
Gianfranco Criscenti è un collaboratore trapanese del Giornale di Sicilia e dell'Ansa, Giuseppe Pipitone scrive sui Quaderni de L'Ora, rivista erede del glorioso quotidiano palermitano. Criscenti ha ricevuto una lettera anonima in cui lui e Pipitone sono minacciati di morte. Quale filo scoperto hanno toccato? Quale merda hanno pestato (non nel senso portafortuna)? Insomma, a chi hanno dato fastidio? La lettera è chiara: i due devono «lasciare in pace monsignor Miccichè». Francesco Miccichè è il vescovo di Trapani. Nelle ultime settimane sono stati pubblicati articoli su un'inchiesta della magistratura trapanese su un ammanco di un milione di euro da parte di alcune fondazioni gestite dalla Curia. Il Vaticano era corso ai ripari, mandando in "ispezione" il vescovo di Mazara, monsignor Domenico Mogavero, ufficialmente "visitatore apostolico" nella vicina diocesi del capoluogo. Come se non bastasse, si è poi parlato di una lettera che Miccichè avrebbe mandato per raccomandare in Vaticano il faccendiere della P4, Luigi Bisignani. Tutto smentito dal vescovo, naturalmente. La lettera in realtà esiste, firmata e timbrata dallo stesso monsignore, che però l'ha denunciata come un falso.
Il messaggio di minacce a Criscenti e al giovane Pipitone allude anche a Giuseppe Lo Bianco, altro cronista siciliano che della vicenda si è occupato sul Fatto Quotidiano. Naturalmente ai tre arrivano attestati di stima e solidarietà da parte dei colleghi, dell'Ordine dei giornalisti e dell'Unione nazionale dei cronisti italiani. Il presidente dell'Ordine regionale, Vittorio Corradino, parla esplicitamente di «poteri affaristico-mafiosi» infastiditi dalle inchieste di una stampa libera e indipendente. In effetti dubito che la lettera fosse solo lo sfogo di una "pecorella smarrita" che ci tiene tanto al suo "pastore"...

Nessun commento:

Posta un commento