Dopo il primo turno delle elezioni amministrative, che nei comuni con più di 10mila abitanti ha visto confermarsi subito il solo Nello Dipasquale a sindaco di Ragusa (e l'imbarazzante plebiscito per Firetto a Porto Empedocle), anche in Sicilia è stato tempo di ballottaggi. In coincidenza con i referenda nazionali. Sono dunque 11 i comuni - 265mila elettori - che hanno dovuto attendere il secondo turno di domenica 12 e lunedì 13 giugno per sapere chi saranno i nuovi sindaci e consiglieri comunali.
L'affluenza definitiva è stata del 63,37% (168.072 elettori). Rispetto al primo turno, netto calo del 7,58%: due settimane fa aveva votato il 70,95% degli aventi diritto. Sopra il 70% i due comuni messinesi al voto, Patti e Capo d'Orlando. Il dato più basso a Favara (AG), con il 57,06% e dieci punti in meno rispetto al primo turno. Tra il 61 e il 65% l'affluenza negli altri comuni. Interessante notare che mediamente negli 11 comuni la gente ha votato più per il referendum che non per il ballottaggio delle amministrative.
Giuseppe Nicosia governerà altri cinque anni a Vittoria (RG), dove il centrosinistra (più l'Udc) supera con il 55,27% il candidato di destra Carmelo Incardona, sostenuto anche dall'Mpa dell'ex sindaco comunista Ciccio Aiello. All'inizio della scorsa sindacatura, Aiello era stato vice di Nicosia.
Nell'unico comune catanese al voto, Ramacca, netta la vittoria del Pd Francesco Zappalà, con il 62,33% contro l'autonomista Giampiero Musumeci. Il Pdl era rimasto fuori dal ballottaggio.
Nella sfida di Favara tutta interna al centrodestra, fino all'ultimo è stato testa a testa tra il candidato del Pdl (ma proveniente dalla sinistra) Rosario Manganella e quello di Futuro e Libertà Carmelo Vitello. Il primo vince con il 50,65% circa dei voti, appena 240 in più dell'avversario. A Canicattì, sempre nel girgentino, si riconferma con ampio margine (62,6%) il sindaco uscente Vincenzo Corbo, ex Mpa che è andato al ballottaggio senza ufficializzare apparentamenti. Il futurista Gaetano Cani poteva contare pure sull'appoggio del Pd, ma non è bastato.
A Noto (SR), capitale del barocco del sud-est, l'alleanza tra Terzo Polo e Pd ha portato alla vittoria il presidente del Noto Calcio, Corrado Bonfanti (56,06%). Sconfitto il centrodestra di più stretta osservanza berlusconiana, con Raffaele Leone, già sindaco dal 1994 al 2002. Nell'altro comune siracusano, Lentini, vince di misura (51,16%) e si riconferma Alfio Mangiameli, anche lui sostenuto da un'alleanza tra centrosinistra e Terzo Polo (che al primo turno era spaccato in tre). Trecentocinque di voti di vantaggio su Nello Neri del centrodestra, che invece aveva "vinto" al primo turno.
A Bagheria (PA), territorio d'elezione del ministro Saverio Romano, Vincenzo Lo Meo del Terzo Polo, con il sostegno del Partito Democratico, vince con il 54,58%. Non ce l'ha fatta Bartolo Di Salvo del centrodestra, apparentato con il movimento "Bagheria popolare" che sosteneva il sindaco uscente Sciortino, ex Pd e ora Api. Dal centrosinistra al centrodestra, dunque. Ma forse in un'elezione locale, per di più in una siciliana, destra e sinistra contano sempre meno. A Terrasini, ancora nel palermitano, vince il civico Massimo Cucinella (53,45%) sul candidato di centrodestra Calogero Cammilleri.
Ciro Caravà si riconferma invece a Campobello di Mazara (TP), a capo di un'alleanza tra Pd e Mpa (54,56%). Superato Vito Mangiaracina, sostenuto da liste di centrodestra e civiche.
A Capo d'Orlando vince per l'ennesima volta Enzo Sindoni (52,92%), uomo forte della politica locale e già Mpa, contro il civico di centrosinistra Salvatore Librizzi. Qui il Pdl era andato spaccato al primo turno e dunque non è arrivato al ballottaggio. In provincia di Messina si è votato anche a Patti. Nella classica sfida destra-sinistra (con l'Udc insieme al Pd già dal primo turno), vince l'outsider Mauro Aquino, con il 55,21%, sul più quotato Luigi Gullo del centrosinistra.
Insomma, ogni città e ogni paese ha la sua storia, le sue particolarità e le sue stranezze. Il centrosinistra "ufficiale", magari insieme al Terzo Polo, vince in almeno sei comuni. Considerate poi le vittorie di civici slegati dai partiti, al centrodestra vanno due soli sindaci. Ma la notizia vera è che il centro-sinistra (il trattino non è un refuso, ndr) non vince solo in territori "amici", anzi strappa città importanti alla destra. Che invece deve fare i conti con qualche crepa evidente.
Dieci anni dopo, il 61-0 sembra ormai solo un lontano ricordo. E persino gli artefici di quel cappotto elettorale, leggi Gianfranco Micciché, ora non escludono a priori un'improbabile alleanza con il Pd.
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