Si diceva che poteva finir male ed è finita male. Georg Semir, l'albanese che si è dato fuoco a Vittoria per protesta, è morto. Come il marocchino
Noureddine Adnane un mese prima. Un'altra vittima del(la mancanza di) lavoro, probabilmente. Dico probabilmente perché fin dal primo momento abbondano i distinguo; ora pare che le indagini non abbiano trovato conferme alle motivazioni che il bracciante aveva dato al suo gesto. Forse non c'entra il lavoro, forse. La vedova ha detto che l'uomo non mandava da tempo i soldi in Albania e che più volte aveva già tentato il suicidio, preso dalla disperazione.
I distinguo però non li capisco. Personalmente credo che il lavoro o la disoccupazione o lo
sfruttamento c'entrassero in ogni caso. E comunque è morto un uomo, disperato a tal punto da darsi fuoco in piazza. Ancora peggio il tentativo di cavalcare la vicenda in chiave di polemica politica. Vittoria razzista... il rischio di una nuova Rosarno...: si è detto anche questo, quando Semir oltretutto era ancora vivo.
Ora che è morto, forse è il caso di prendere un po' sul serio il problema. Magari evitando di parlare di emulazione.
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