No, non è l'inizio di una barzelletta, è solo l'aggiornamento della vicenda del
petrolio iraniano in Sicilia. L'ex assessore all'Energia
Pier Carmelo Russo - ora alle Infrastrutture - ha precisato di non essere mai stato interrogato da funzionari dei servizi né italiani né stranieri. Si sarebbe limitato a comunicare alla questura di Palermo le manovre in atto delle compagnie interessate. Russo ha tenuto a sottolineare che nessun agente della Cia o del Copasir lo ha interrogato. Però l'ex deputato Nicola Ravidà, mediatore nell'affare, lo ha accusato, con una lettera indirizzata al presidente Lombardo, di aver fatto perdere un'occasione alla Sicilia: l'Unione europea vieterebbe investimenti e assistenza alle attività estrattive in Iran, non la compravendita e la raffinazione di greggio iraniano. Dunque, caro Lombardo, «
se si vuole costruire un governo di tecnici occorre che questi siano effettivamente tali, cioè capaci e dediti al bene della Sicilia». Altrimenti è meglio cambiare mestiere, dice ancora Ravidà.
Ecco, siamo passati dalla spy story a una più consona polemica politica. Quasi ci avevo creduto.
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