Flashback #1
Il 18 aprile 2013, il presidente della Regione Siciliana, Rosario Crocetta, svela il mistero: è stato lui a votare l'unica scheda con il nome di Pietro Grasso, presidente del Senato, per il Quirinale. «Una persona che può rompere gli schemi, un nome di ampie convergenze nella società civile», diceva Crocetta. Il resto è storia. Ma ora che Napolitano dovrebbe lasciare definitivamente, nella partita del toto-nomi quello di Grasso, seconda carica dello Stato, non è affatto fuori dai giochi.
I bookmakers inglesi non lo danno tra i più quotati, ma lui c'è. Il metodo pure. Grasso ha commesso diversi errori a Palazzo Madama, ma il pregio, paradossalmente, è stato quello di aver scontentato quasi tutti. Ha pagato la scarsa esperienza politica, certo. Ma la decina di voti che prese dai senatori del Movimento 5 Stelle, indignati all'idea di non poter bloccare la scalata di Schifani per i veti via blog, dimostra che potrebbe far breccia anche fuori dalla maggioranza. Una soluzione di garanzia, si direbbe. Lo so, ai grillini duri e puri, ai travagliani, ai movimentisti dell'antimafia, Grasso non piace troppo. Solita questione di potere e di diverse idee su come si debbano fare magistratura e lotta alla criminalità. Intanto però, lui, che ha fatto pure il maxiprocesso, annovera tra i successi suoi (e dell'antimafia) la condanna di Cuffaro. Ottenuta con realismo e senza troppi voli pindarici. Con meno clamore di un concorso esterno, ma con la maggiore concretezza di un favoreggiamento. Anche questo è metodo. Oltre al fatto, tutt'altro che secondario, che lui la magistratura l'ha lasciata definitivamente per dedicarsi alla politica. Una scelta al di là delle aspettative.
Flashback #2
Un presidente della Repubblica deve essere anche popolare, cosa che in verità Napolitano è stato pochissimo, così preso tra la sua aristocrazia politica e la seriosità del ruolo di "produttore di moniti". Una quarantina di anni fa Grasso giocò invece a calcio, nella palermitana Bacigalupo, "creatura" nientemeno che di Marcello Dell'Utri. Squadra allenata anche da Zeman (che guarda caso, prima di incantare Foggia, avrebbe cominciato negli anni '80 la scalata italiana con tre belle stagioni nell'agrigentina Licata, paese natale di Grasso). Pietro giocava da mediano.
Oggi si scatena sui social network. Dalla ricerca TweetPolitics risulta il primo politico non leader di partito per il ritmo di crescita dei suoi followers. Su Twitter tifa Palermo, parla di temi sociali, ricorda il fascino che emanava Virna Lisi, pubblica foto, polemizza con i senatori 5 Stelle. Lui, ex procuratore, quindi uomo d'attacco per professione, con i suoi critici più severi gioca sempre di difesa, in contropiede e passa al contrattacco, da buon mediano di spinta, appunto. Dando del "tu" ai vari Morra, Bottici, Lezzi. Alcune sue uscite naïf in Aula lo rendono persino simpatico.
Il primo giorno della legislatura presentò la sua proposta di legge anticorruzione. Il secondo è stato eletto presidente del Senato. A capodanno compirà 70 anni. Portati comunque bene. Grasso è la dimostrazione di cosa potrebbe fare Zeman se curasse meglio la fase difensiva.
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