Non si accenna alle stranezze architettoniche della via in cui abita l'ariostesca Angelica Cosulich (in tv era Margareth Madè, su questo non mi permetto di criticare...): casa sua è a forma di cono gelato, me lo ricordo bene dal romanzo. La lettera anonima mandata al questore viene inoltrata anche alla redazione di Televigata, la concorrente della Retelibera dell'amico di Salvo, Nicolò Zito. Ma queste sono pedanterie anche un po' sciocche. Altre trasposizioni sono state persino peggiori.
Però una lacuna mi ha colpito molto, anche perché rende il finale un po' zoppicante. Tra le documentazioni nella cassaforte del suicida Pirrera, che attesterebbero la sua attività di strozzino, nella fiction non si fa parola – e non capisco ancora se sia una scelta voluta o casuale – di «due filmini in super otto. E alcune fotografie. Quando le sue vittime non avevano più soldi, esigeva pagamenti in natura. I filmini lo mostrano in azione con due bambine, una di sette e l'altra di nove anni» (cito testualmente, pag. 248 del romanzo). L'argomento è serio e scabroso, ma altre volte è stato accennato in episodi e storie di Montalbano.L'ho notato subito, ma soprattutto questa cosa mi ha fatto riflettere perché curiosamente, negli stessi giorni, nelle edicole il commissario Montalbano si stava proprio rivolgendo a un pubblico verosimilmente più giovane. Dico verosimilmente perché in realtà pure io mi sono fiondato in edicola a comprare il numero 2994 di... Topolino! E così Montalbano è diventato Topalbano, nella storia "La promessa del gatto" ambientata a Vigatta, con Topolino che, in vacanza in Sicilia, incontra lo scontroso commissario in versione topesca. Posso dirlo? La storia su Topolino mi è piaciuta di più della fiction.
Certo, anche qui massima attenzione: sia Topolino e Minnie che Tobalbano e Lidia dormono in stanze separate... E il boss Sinatra è a capo della "malavita locale", non si parla di mafia.
Ho cominciato a leggere Topolino nell'estate 1987 (ricordo che una storia parlava di buco dell'ozono) e la mia infanzia è stata accompagnata dalla lettura delle storie Disney. Anche se io preferisco i paperi (quelli maldestri). Ma un bell'esperimento come quello di Topalbano va davvero oltre la mia parzialità.
Per la prima volta Camilleri ha ceduto alle proposte di trasporre Montalbano su fumetto. Lo scrittore fa anche un cameo: un personaggio del racconto, il proprietario della pensione Patò (citazione camilleriana), è disegnato pensando proprio a lui. Una storia-evento, con tanto di interviste a Camilleri, a Zingaretti, a sceneggiatori e disegnatori. E lì sta il trucco, il segreto, il perché di tanta qualità, anche su fumetto: i disegni sono del grandissimo Giorgio Cavazzano, che ha saputo restituire sulla carta un'atmosfera da noir, quasi cinematografica davvero. I colori, i toni, le luci, i volti. Tutto perfetto, anche i dialoghi con azzeccate incursioni nel dialetto. E i nomi dei personaggi valgono da soli la spesa: Catarella è Quaquarella!!! A dimostrazione che si tratta di un prodotto "serio", i mafiosetti Facciesantu e Prorunasu portano i nomi dei briganti della commedia "Rinaldo in campo": nel 1961 si chiamarono così in scena Franco Franchi e Ciccio Ingrassia.
Nun babbiate e arristati cà unni siti! (Topolino, pag. 48)
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