lunedì 2 maggio 2011

Leggende metropolitane

Nei miei (non tantissimi) viaggi mi è capitato di prendere più volte la metropolitana in diverse città. Ora abito a Milano e la MM la prendo tutti i giorni. Quella di Roma la ricordo come un po' sottostimata rispetto alla Capitale. In Italia ho preso persino quella di Napoli, in parte sotterranea e un po' di superficie. All'estero ricordo le 16 linee - o giù di lì - di Parigi, il bellissimo trenino di Porto e la metrò di Lisbona coi suoi colori e simboli marinari, quella di Bilbao interconnessa con l'efficiente rete regionale della Bizkaia.
Ma ce n'è un'altra, ancora in Italia, che ho preso una volta. La metropolitana di Catania. Sì, a Catania c'è la metropolitana! Oddio, chiamarla metrò è un esercizio di grande "ottimismo": 3,8 chilometri per sei stazioni complessive, tre delle quali in superficie (una è quella della stazione ferroviaria centrale). Prolungamenti sono previsti almeno fino all'aeroporto e fino all'area commerciale di Misterbianco, ma finora è in funzione solo la tratta che va dal Porto a Borgo, dove c'è l'interscambio con la Circumetnea (Fce), l'unica ferrovia siciliana a scartamento ridotto. La metropolitana è gestita tra l'altro dal commissario governativo della Fce.
Proprio il commissario, Gaetano Tafuri, ha contribuito a ricordare a tutti l'esistenza della metropolitana catanese. E quale modo migliore se non quello di inaugurare due nuovi treni dedicandoli ai briganti filoborbonici dell'Ottocento? Altro che revisionismo storico, qua siamo andati oltre. La storia la scrivono i vincitori e questo a Tafuri non piace: il banditismo sociale era un movimento reazionario (uhm, non sarebbe stato più coerente dire "rivoluzionario"?, ndr) di fronte all'invasione sabauda. Tafuri non è sicuramente il primo né l'ultimo a dire la sua in questo periodo di spinto revisionismo anti-unitario. Non è un caso che Tafuri, ex assessore al Bilancio nella giunta Scapagnini, sia un esponente dell'Mpa, partito che sulla rilettura/riscrittura della storia risorgimentale interviene spesso.
E così Tafuri omaggia Carmine Crocco, detto Donatello, brigante pugliese che secondo l'azienda è "tuttora per molti un eroe popolare". Lo storico Salvatore Lupo ricorda però che Donatello, il "Generale dei Briganti" o anche il "Generalissimo", era sicuramente il più famoso bandito dell'Italia post-unitaria ma non gli si possono attribuire motivazioni politiche.
I cinque treni già esistenti hanno invece nomi femminili. Norma, Beatrice, Elvira e Zaira, dai nomi di personaggi delle opere di Vincenzo Bellini; Rita in ricordo di Rita Privitera, giornalista (e figlia di un dipendente della Circumetnea) morta nell'attentato di Sharm el Sheyk nel 2005.
Intanto sui binari catanesi sfrecceranno (in senso figurato) Brigante e Donatello. Se in Sicilia dovesse arrivare anche l'alta velocità, spero che il revisionismo non sdogani Mafioso e Provenzano.

Nessun commento:

Posta un commento