mercoledì 2 marzo 2011

O la Borsa o la vita

I mercati borsistici internazionali si fondono, si avviano a creare grandi coalizioni trans-continentali. Possibili vantaggi: contenimento dei costi, miglioramento della qualità dei servizi, maggiore concorrenza, competività in specifici settori (ultraspecialistici). Al contrario, il rischio è l'aumento dei conflitti di interesse, perché le borse stesse sono quotate e finalizzate al profitto degli azionisti, che spesso coincidono con i clienti dello stock exchange. La tendenza potrebbe portare alla riduzione delle borse mondiali a cinque o sei entro il 2020.
Chissà se però entro quell'anno - neanche troppo lontano - pure la Sicilia inizierà a integrarsi nel sistema finanziario internazionale. Oggi c'è infatti una sola società siciliana quotata in Borsa, la Aicon di Pace del Mela (ME). La Aicon è un'azienda cantieristica che produce yacht e barche da diporto, quotata dal 2007 a Piazza Affari. Tra irregolarità informative e false comunicazioni alla Consob, la società ha sperimentato grosse perdite, tamponate solo dopo la ristrutturazione grazie all'accordo con Meridie, gruppo napoletano specializzato in finanziamenti alle Pmi del Sud Italia.
La Sicilia non ha mai avuto una società locale nel settore new tech sui mercati azionari, nonostante le agevolazioni offerte dalla Borsa nazionale fino al 2000. A Catania c'è un importante stabilimento della ST Microelectronics, con laboratori di ricerca e impianti manifatturieri di microprocessori. Qualcuno chiama questa zona Etna Valley, per le sue aziende nel campo dell'elettronica e dei semiconduttori. Ma nessuna è siciliana, ST è italo-francese, con sede a Ginevra. E la crisi del settore qui è stata forte.
La Sicilia probabilmente non riuscirà a sfruttare le potenzialità dell'evoluzione del mercato borsistico. Nulla di strano, in uno scenario dove ancora è difficile l'accesso alle risorse creditizie tradizionali.

1 commento:

  1. La speranza siciliana è riposta non nella borsa, ma nel credito cooperativo

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