Giusto una riflessione pre-voto, da parte di un siciliano che non potrà tornare a casa per votare.
Inutile ragionare su come andrà a finire, però. Da siciliano rilevo che, dopo le regionali di novembre, è tornato il centrodestra unito che ha quasi sempre governato la mia regione. Nell'Isola ormai la partita sembra solo tra la nuova alleanza berlusconian-salviniana e il Movimento 5 Stelle. Dunque il centrosinistra e la sinistra sono fuori gioco. Per esclusiva colpa loro. Soprattutto del Pd.
Ma la riflessione che faccio è su ciò che c'è alla sinistra di Renzi. E su un aspetto che non è quasi mai stato sottolineato abbastanza. La Sicilia ha un suo elettorato di sinistra, certo, storicamente radicato in alcune zone soprattutto. Ora, però, chi votava a sinistra (sinistra, dico, non Pd...) si è buttato sui 5 Stelle. Eppure, com'è possibile che una delle regioni meno "rosse" che ci siano in Italia abbia espresso negli ultimi cinque anni i leader delle formazioni politiche a sinistra del Pd?
Nel 2013, l'accozzaglia di Rivoluzione Civile era guidata da Antonio Ingroia, tanto improbabile come tribuno quanto "movimentato" era da pm antimafia. Come andò, si sa. Adesso c'è Liberi e Uguali, un altro puzzle non troppo ben assemblato, ancora più esplicitamente anti Pd, considerata la provenienza della maggior parte dei suoi esponenti, candidati e leader-ini. "-ini", perché il leader dovrebbe essere Pietro Grasso, uno che a oltre 70 anni, e dopo un quinquennio da seconda carica dello Stato, dice di voler mettere in gioco "il ragazzo di sinistra" che c'è in lui. Lasciando perdere le persino ovvie battutine su chi comanda davvero ("ha i baffi, è intelligente e ha la barca a vela", secondo una memorabile battuta di Benigni?), è singolare che anche Grasso sia stato un procuratore antimafia, però di livello molto più alto di Ingroia (il quale a sua volta ora si presenta con l'improbabile Lista del Popolo per la Costituzione). I due non si amano affatto, oltretutto. Uno, il giovane Antonino, è uomo di piazza e "partigiano", l'altro, l'anziano Piero, si è costruito una impeccabile carriera istituzionale, "politica".
Ecco, per due volte di fila la sinistra italiana, variegata e inconcludente, si è affidata a ex magistrati antimafia, forse proprio per l'unica ragione che sono stati magistrati antimafia... In mezzo ci metto pure le ultime regionali, con Claudio Fava che è entrato all'Ars alla guida del suo movimento Cento passi per la Sicilia. Fava è vicepresidente della commissione Antimafia.
La riflessione: sarà pure legittimo – e lo è, altroché – criticare i metodi della selezione della classe dirigente degli altri partiti e schieramenti, a partire dai 5 Stelle, ma trovo ancora più grave l'incapacità della sinistra di scegliere leader veri e attendibili, anziché sventolare bandierine e dimostrare la distanza da quel poco di elettorato che le sarebbe rimasto. Qui non ha senso rivangare le solite polemiche sui professionisti dell'antimafia, ma parlerei dell'antimafia dei professionisti...
Due ex procuratori e un membro della commissione parlamentare. Come se a rappresentare l'antimafia dovessero essere solo i nomi istituzionali e non anche quelli che la fanno ogni giorno senza clamore. In Sicilia e non solo. E come se per essere di sinistra si dovesse dichiarare platealmente la patente dell'antimafia. Antimafia lo si è, non lo si fa.
Mi ricorda la risposta di Enzo Biagi a una domanda sulla nascita del Partito Democratico: «Pensavo che tutti i partiti fossero democratici»...
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sabato 3 marzo 2018
martedì 9 aprile 2013
Totò, Antonino e il null'Aosta
Ci ho pensato perché da un po' mi era presa la curiosità di leggere le sue memorie dal carcere, dove si trova per favoreggiamento alla mafia. Potrei anche decidere di fare questo passo strano ed effettuare il secondo incontro della mia vita con Cuffaro, anche se indiretto e mediato dalla carta di un libro. Anche se la copertina del suo Il candore delle cornacchie è oggettivamente brutta e mi inibisce la prefazione di monsignor Rino Fisichella – quello delle "bestemmie da contestualizzare" di Berlusconi.
[Aggiornamento del 16 aprile 2013. Cuffaro è fuori dalla lista dei 12 finalisti dello Strega. Tra i favoriti c'è Aldo Busi]
C'è un altro libro che devo ancora leggere e mi fa pensare a Cuffaro. Ce l'ho sul comodino, in attesa del suo turno, ed è Antonio Ingroia. Io so, il libro di Giuseppe Lo Bianco e Sandra Rizza che raccoglie il racconto del pm-leader politico-giornalista pubblicista palermitano sulla trattativa Stato-mafia e sul ventennio berlusconiano. Mafia, politica, libri. Punti di vista diversissimi (si può dire opposti?) da quelli di Cuffaro. Se mi viene in mente un improbabile confronto tra i due libri è soprattutto perché penso che la condanna di Cuffaro è il grande successo dell'acerrimo nemico di Ingroia, quel Pietro Grasso che da procuratore nazionale antimafia preferì l'imputazione per favoreggiamento al più complesso e indefinito concorso esterno e che adesso da neo-presidente del Senato si è ritrovato sotto il fuoco delle accuse di chi invece sta dalla parte di Ingroia e di una diversa gestione delle inchieste su mafia e politica. Intanto Cuffaro è in carcere, molti degli accusati di concorso da Ingroia no. Ma inutile andare oltre, mica ho la pretesa di competere con Travaglio sul piano dialettico e documentale. E Grasso non mi ha chiesto di difenderlo.
Ingroia diventa famoso anche in politica, ma la sua Rivoluzione Civile non ha superato lo sbarramento della satira di Maurizio Crozza.
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