Fava è uno dei giornalisti ammazzati dalla mafia, anche se la vulgata delle autorità e delle istituzioni catanesi di allora diceva senza dubbi che la mafia non esisteva a Catania. Come insegna pure Pif, morivano (muoiono?) tutti per questioni di fìmmini o al massimo di soldi. Movente passionale, mica il clan Santapaola, chiaro...
E invece gli affari e la ricchezza che fecero ribattezzare Catania "la Milano del sud" erano legati proprio all'intreccio di interessi e malaffare, di lobby e appalti. Era la città dei "quattro cavalieri" Costanzo, Finocchiaro, Graci e Rendo (questi ultimi due provarono pure a comprarselo, I Siciliani, per controllarlo meglio: Pippo non glielo permise). Una città in cui l'editoria è ancora oggi quasi monopolio di Mario Ciancio Sanfilippo, lo stesso che a fine anni Settanta, da editore del pomeridiano Espresso sera, non promosse direttore il bravo Fava (che intervistava boss come Genco Russo o don Calò Vizzini), perché troppo libero.
Pippo Fava, giornalista libero, morì 30 anni fa. A Catania, dove c'è la mafia. Che uccide anche fuori stagione.
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