Fino a qualche tempo fa seguivo molto il ciclismo, il Giro e il Tour non me li perdevo mai. L'anno della svolta è stato il 1999. Il secolo scorso. Esattamente dodici anni fa, il 15 maggio, era un sabato, il Milan vinceva 4-0 contro l'Empoli e si lanciava verso uno stupendo scudetto "proletario", e io ero con il caro amico Alessandro in totale
trance da Giro d'Italia. Il 15 maggio 1999 la prima tappa della "corsa rosa" era Agrigento-Modica. Tappa per velocisti, vinse
Ivan Quaranta, la sua prima volta. Ricordo tutto di quella giornata. Anche se i corridori non sarebbero arrivati prima delle 16 o giù di lì, io ero in centro fin dalle otto di mattina. Ancora le strade non erano state neanche transennate. Abbiamo seguito tutti i preparativi, abbiamo visto il lavoro della
troupe della Rai e degli altri giornalisti.
Forse ci interessava di più il contorno, non il piatto principale. Il
tragitto passava pure sotto casa mia, avrei potuto vedere conodamente i ciclisti dal balcone della cucina. Invece fu una caccia continua di autografi. Ricordo il compianto Adriano De Zan che voleva mangiare una piadina. A Modica! E poi un Enrico Lucci travestito da tecnico Rai, con tanto di tuta blu. Moser, Bugno, Paolo Bettini. Lo conoscevano in pochi, il "Grillo", noi invece lo braccammo dietro il palco della premiazione. Grandi ciclisti e giornalisti. Gian Paolo Ormezzano scrisse accanto alla sua firma "Forza Toro". Indimenticabile quando ci intrufolammo nel quartier generale della stampa e assistemmo a una ridicola intervista al grande Navarro, Miguel Indurain. E ho il suo meraviglioso autografo. Ma ricordo anche una macchina fotografica persa. C'erano foto della corsa e di tutta l'atmosfera del Giro: l'ho persa dentro una cabina telefonica, dovevo chiamare i miei genitori. Sì, perché io a sedici anni non avevo il cellulare.
Dopo quel giorno incredibile nella mia città, ho seguito ogni singola tappa di quel Giro. Ogni tappa, fino a quando non scoprii l'esistenza dell'ematocrito e la carriera di Marco Pantani finì a Madonna di Campiglio. Da allora il ciclismo l'ho seguito meno, e la morte del Pirata è stata un trauma.
Ora, dodici anni dopo la Agrigento-Modica e dopo qualche sporadica apparizione dei
girini in Sicilia, il 15 maggio si corre da Messina all'Etna. Arrivo in salita sul Mongibello, al rifugio Sapienza. Un Giro in cerca di riscatto, soprattutto dopo la tragedia di Wouter Weylandt. Prima della partenza della tappa, davanti al municipio di Messina c'è stata la protesta degli
alluvionati del 2009, dimenticati dalle istituzioni e dal governo. Perché oltre lo sport c'è sempre altro. Ma per un giorno saranno tutti uniti nel tifo per
Vincenzo Nibali, lo "squalo dello Stretto". Un messinese, un siciliano al Giro.
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