mercoledì 24 agosto 2011

I tempi stanno per Zambiare

Lo Zambia, già Rhodesia del Nord, è uno Stato dell'Africa australe, conosciuto soprattutto per le meravigliose cascate Vittoria. Un Paese povero, o meglio con accentuata sperequazione nella distribuzione della ricchezza. Un Paese con basso indice di sviluppo umano (Hdi), nonostante un buon tasso di alfabetizzazione: sono purtroppo alte la mortalità infantile e l'incidenza dell'Hiv/Aids. Nella classifica di Transparency International per il 2010, lo Zambia è alla 101esima posizione (punteggio 3,0), cioè è un Paese piuttosto corrotto, anche se la situazione è migliorata negli ultimi anni, durante i quali, tra l'altro, l'economia nazionale è cresciuta molto.
La domanda è legittima: che c'entra questa divagazione enciclopedica con un blog sulla Sicilia? C'entra, c'entra. L'Italia è messa sicuramente meglio dello Zambia. Crisi a parte, gli indicatori dello sviluppo sono migliori di quelli africani, non c'è dubbio. Certo, se lo Zambia fa 3, noi non arriviamo a 4: il punteggio italiano nella classifica dei Paesi corrotti è 3,9 (67esima posizione). C'è però qualcosa che fino a oggi ci rendeva più arretrati dello Zambia.
Cristina Fazzi, 46 anni, è un medico di Enna. Da anni lavora in Africa, è un medico missionario a Ndola, nella regione zambiana del Copperbelt, la "cintura di rame" al confine con la "mia" Repubblica Democratica del Congo. Un medico single e presidente dell'organizzazione umanitaria Twafwane Association. Ha in affido legalmente cinque bambini in Zambia. Legalmente, non stiamo parlando di Madonna che preleva arbitrariamente bambini in Malawi. Ora il Tribunale dei minori di Caltanissetta (giudici Piergiorgio Ferreri e Francesco Pallini) ha recepito la sentenza di una corte zambiana e riconosce la dottoressa Fazzi come madre adottiva di uno dei bambini, Joseph, sette anni (qui il testo della sentenza). Joseph Maboshe, nato a Miengwe Masaiti, è orfano di entrambi i genitori (la mamma è morta di parto) e dal 2004 è in affido a Cristina Fazzi, che ha visto riconosciuta l'adozione in Zambia nel 2008. Gli altri quattro bimbi rimangono in affido a Cristina in qualità di presidente dell'associazione: non sono adottabili, ma l'istituto dell'affido, in Zambia, dura fino ai 19 anni.
A sud di Tunisi ha raccolto la soddisfazione e la felicità di Cristina Fazzi:
«Io vivo in Zambia da 12 anni ed essendo residente all'estero ho potuto adottare anche se single (perché in Zambia è consentito... e persino come adozione piena) e poi chiedere il riconoscimento. In Italia la legge c'è da tantissimi anni ma praticamente credo che sia la prima volta che viene applicata, considerato lo scalpore che ha suscitato la notizia. Certo, mi aspettavo che la notizia avrebbe destato un po' di curiosità... ma non fino a questo punto. Spero proprio che questa legge cominci ad essere applicata più spesso e, con un pizzico di orgoglio, sono proprio contenta che una sentenza così "moderna" sia stata pronunciata da un tribunale siciliano».
Forse solo chi in Africa c'è stato (e io ci sono rimasto solo pochi mesi...) può capire cosa significhi vedere bambini soli e sofferenti. La comprensibile ma a tratti ipocrita emotività delle immagini televisive spiega poco. Cristina Fazzi è una madre single. Cristina Fazzi è una madre. Questo conta, Joseph è suo figlio, e il riconoscimento di un tribunale italiano sicuramente nulla aggiunge all'amore e all'affetto di una madre. Però è una sentenza che finalmente potrebbe renderci a pieno titolo un membro di quel cosiddetto mondo civile. Mondo civile nel quale non meriteremmo di stare finché saremo così arretrati in materia di adozioni e affidamento dei minori.
Tanto ci sarà sempre qualcuno che metterà in dubbio l'opportunità di dare un bambino in adozione a una donna non sposata. Si dirà che la priorità è il bene del bambino, che deve avere un padre e una madre. Nel caso specifico, siccome in Africa ci sono stato, immagino – sono cattivo?  che la priorità vera sia quella di mantenere orfanotrofi e istituti di accoglienza, ai quali è facile far arrivare fondi di sostegno e offerte per le cosiddette adozioni a distanza. Ma, ripeto, penso male.
Sei mesi fa la Cassazione aveva invitato il Parlamento ad aprire, in casi limitati, all'adozione per i single. Come spesso accade, non se la prendano cardinali e prelati, è la legge stessa che lo prevede. Secondo l'interpretazione corrente della Suprema Corte, la Convenzione europea sull'adozione dei minori, firmata a Strasburgo nel 1967, non preclude esplicitamente ai single la possibilità di adottare un minore. Naturalmente ciascun caso va trattato singolarmente secondo le proprie caratteristiche: è per questo che esistono giudici e tribunali. L'adozione di Joseph è stata riconosciuta anche in Italia per la "constatata impossibilità di affidamento preadottivo" e per il "preesistente rapporto stabile e duraturo fra minore e adottante, quando il minore sia orfano di padre e di madre", come recita la legge 184/1983 (art. 44). Una legge che permette di concedere l'adozione ai single in casi particolari, appunto.
La sentenza di Caltanissetta potrebbe diventare un importante precedente. Intanto Joseph ha una mamma.

2 commenti:

  1. Le considerazioni di Cristina Fazzi sul suo blog.

    http://banajo.blogspot.com/2011/08/adozioni-single.html

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  2. Gran post, come al solito. E bravo Giorgetto. Ovviamente apprezzo molto il titolo. Ci vediamo presto a Milano. Il Pres ha lanciato l'idea di fare un aperitivo già giovedì dopo il nostro primo giorno di stage...grandissima idea. Tanto penso che per il tardo pomeriggio dovremmo esserci, visto che iniziamo la mattina.

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