Chi mi conosce o chi ha visitato ogni tanto questo blog, sa che all'università ho studiato diritti umani e cooperazione internazionale. Anche se adesso mi occupo di altre cose, quel mondo e quei temi rimangono sempre tra i miei riferimenti e i miei interessi. Per molto tempo, da siciliano, mi sono chiesto che cosa aspettasse la mia Regione ad approfittare - in senso buono - della sua posizione al centro del Mediterraneo. L'opportunità sarebbe dovuta essere la dichiarazione di Barcellona del 1995, che apriva la strada alla
partnership euromediterranea, «al fine di trasformare il Mediterraneo in uno spazio comune di pace, di stabilità e di prosperità attraverso il rafforzamento del dialogo politico e sulla sicurezza, un partenariato economico e finanziario e un partenariato sociale, culturale ed umano», come recitavano le altisonanti intenzioni dei 27 governi che sottoscrissero quell'accordo, i quindici membri Ue di allora più dodici Paesi nordafricani e mediorientali. La presenza di tutti e 15 gli "europei" aveva un senso a livello organizzativo, ma mi sono sempre chiesto che interesse potessero avere i paesi nordici nei confronti dello sviluppo e della cooperazione nel
Mare Nostrum. E infatti è rimasto quasi tutto sulla carta, privilegiando piuttosto il veloce allargamento dell'Unione a est. Tra l'altro anche tra gli extra-europei c'era (e c'è) qualche stato dai discutibili legami con il Mediterraneo. La Giordania ha un solo sbocco al mare, ad Aqaba sul Mar Rosso. Però strategicamente vale...
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Europa, Tunisia, Sicilia, Italia |
Siccome non è mai troppo tardi, ora stringono i tempi per presentare proposte e progetti nell'ambito della
cooperazione transfrontaliera tra Italia e Tunisia, un programma di partenariato per il periodo 2007-2013. Quindi qualcosa sembrerebbe muoversi. Sarebbe assurdo che non si faccia nulla in piena "primavera araba". La Tunisia è
molto vicina, non solo geograficamente. I territori "eleggibili", cioè che possono essere coinvolti, sono otto
gouvernorats della Tunisia settentrionale e cinque province siciliane: Agrigento, Caltanissetta, Ragusa, Siracusa, Trapani. Le stesse già interessate dal programma operativo Italia-Malta, nel quale potrebbero infilarsi anche Catania e Palermo. E comunque Malta è già nell'Unione Europea dal 2004.
In che cosa consisterà questa cooperazione tra Sicilia -
pardon, Italia - e Tunisia? E soprattutto, chi ci guadagna di più? Le voci strategiche sono lo sviluppo e l'integrazione regionale (economia, immigrazione, ricerca), lo sviluppo duraturo (energie rinnovabili, patrimonio culturale, ambiente, risorse naturali), la cooperazione culturale e scientifica (associazionismo, formazione e scambio giovanile e studentesco). Insomma, più o meno quello che da oltre quindici anni è previsto sulla carta. Finora nella lista dei beneficiari la Regione Siciliana figura con progetti che ammontano a quasi 1,1 milioni di euro per il 2009 e 2010. Il budget complessivo è di 22 milioni, 9 dei quali predisposti per i progetti strategici. Si parla ufficialmente di "sfide comuni, obiettivi condivisi".
Però c'è un rischio, abituale in queste occasioni: che sia l'Italia (e dunque la Sicilia) a usufruire delle opportunità economiche vantaggiose offerte dal partenariato. Sono già 744 le imprese italiane o a partecipazione italiana in Tunisia. Il nostro paese è il secondo partner commerciale di Tunisi e il terzo per flussi turistici dall'altra parte del Canale di Sicilia. Non c'è certo bisogno di essere dietrologi, ma è più probabile che un investitore (anche istituzionale) italiano vada in Tunisia e non viceversa.
Purtroppo ho già visto come funziona certa cooperazione nord-sud. Soprattutto se il sud è l'Africa.
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