«Estate. La periferia infuocata di una città del sud: Librino, Catania, una grande città nella città, di quelle costruite senza misura d'uomo da architetti giapponesi. Manuela, tredici anni, e la sua famiglia: Rita la madre, un'esistenza strappata a morsi alle delusioni, Marianna la sorella bella e intoccabile e Giulio il padre, un fallito di talento. Più che una famiglia una bomba pronta ad esplodere. Manuela corre sul suo vecchio motorino ma si sa che non può andare molto lontano, le strade della periferia di Librino sono una strana commistione di passato e futuro almeno fino a quando un giorno la Madonna non la vede...»Librino, dunque. Quartiere periferico di Catania, vicino all'aeroporto. Una città medio-piccola, 70mila abitanti in un solo quartiere. Doveva essere una città-satellite modello, a progettarla negli anni Settanta fu chiamato addirittura l'architetto giapponese Kenzo Tange. Ora è un grande complesso di palazzoni in degrado e abbandono. Cattiva gestione delle amministrazioni cittadine, criminalità, abusivismo: la fama di Librino è pessima. Il quartiere però prova a reagire. La viabilità è migliorata, c'è chi finalmente si ribella e l'associazione Fiumara d'Arte propone una "rivalorizzazione culturale e artistica" dell'area.
Librino potrebbe rinascere. Intanto però a ridosso del quartiere è stato costruito un grande centro commerciale che probabilmente diventerà un luogo asettico di (a)socialità. Perché forse Tange, come Gregotti con lo ZEN di Palermo, non intendeva costruire un luogo non a misura d'uomo; la colpa è del disinteresse delle istituzioni e della loro indifferenza verso la ghettizzazione in questi quartieri.
Speriamo bene, e speriamo in un successo negli Stati Uniti. Successo non puramente cinematografico.
Nessun commento:
Posta un commento