Duecentoquarantaduemilacentoventuno. Al 31 maggio 2011 questo è il numero degli abitanti della città di Messina, secondo i dati Istat.
Messina al tempo di Shakespeare |
Non è che siano in tanti a poter godere di questa qualifica. Uno, per essere precisi. Uno solo, un cittadino in più da aggiungere sicuramente a quei 242.121 dell'Istat. Quindi almeno 242.121 più uno, i messinesi. Il "+1" è davvero un valore aggiunto. Dall'8 agosto 2011, con delibera 61/C del consiglio comunale di Messina, il civico consesso (termine orrendo, ma cerco di adeguare il linguaggio alla solennità della vicenda, ndr) ha concesso la cittadinanza onoraria post mortem a Michelangelo Florio.
Chi??? No, aspettate. Non l'hanno concessa a Michelangelo (o Michele Agnolo) Florio, ma a uno che, partito da Messina con quel nome, è diventato famoso con un'altra identità. E tutto il mondo conosce come inglese. Colpo di scena, anzi colpo di teatro, direi: Mister William Shakespeare!!! Il Bardo, il poeta, il genio, l'autore inglese per eccellenza.
Meglio andare al sodo. Interpelliamo direttamente la Regina. Che avrebbe risposto. Così, secondo l'ufficio stampa del comune di Messina (comunicato del 16 novembre 2011): «Buckingham Palace ha risposto al presidente del Consiglio comunale, Giuseppe Previti, ringraziando per la decisione del civico consesso di Messina di conferire la cittadinanza onoraria a William Shakespeare, scrittore e poeta inglese del diciassettesimo secolo» (ma anche del sedicesimo, direi, ndr). Dài, tutto sommato l'ha presa bene. Eppure Sonia Bonici, funzionario di Buckingham, riferisce che Sua Maestà non commenta e continua a definire Shakespeare uno scrittore inglese.
La storia non è nuova, e non solo perché Shakespeare-Florio ha una certa età. Il tutto è riassunto bene dal testo integrale della delibera del consiglio comunale messinese (un capolavoro, altro che Shakespeare). Lì si parla dei precedenti, degli studi e delle ipotesi ormai datate sulla reale identità del buon William da Stratford-upon-Avon e/o Michelangelo da Messina. Che infatti ha ambientato in Italia molte sue opere e avrebbe pure utilizzato - secondo alcune interpretazioni e traduzioni non sempre "letterali" - termini non proprio regali. "Mizzica", suonerebbero alcune imprecazioni contenute in Much ado about nothing (Molto rumore per nulla, anzi Tantu trafficu ppi nenti). E trovo meraviglioso che a riprova della messinesità di Shakespeare si citi anche una puntata di Voyager. Sul serio.
La teoria è stata lanciata per primo da un mio conterraneo, lo storico Martino Iuvara di Ispica. Ricordo che fu lui a svelare anche che l'armistizio del 1943 non fu firmato a Cassibile, come storicamente accettato, ma a Santa Teresa Longarini. Credo che la distanza tra le due località sia più breve di un sonetto shakespeariano.
Michelangelo Florio sarebbe diventato William Shakespeare - traduzione letterale del nome della mamma Guglielma Crollalanza - per sfuggire all'Inquisizione. Dunque non era neanche uno stinco di santo. E dire che secondo l'Osservatore Romano, la voce del Vaticano, lo scrittore era un convinto e fervente cattolico. Un uomo del mistero, non c'è che dire, anche del mistero della fede.
Anche il 242122esimo messinese postumo Michele Agnolo Florio Crollalanza, da gran signore qual è, sa comunque che non sta bene fare uno sgarbo a Elisabetta II. La nemica, casomai, è la Reg(g)ina con due "g"...
Tutti a dire che in Much Ado About Nothing troppi Mizzica e qualche minchia.
RispondiEliminaPer favore potreste citarmi alcuni brani, originali non tradotti in italiano, in cui quelle espressione appaiono?
Grazie
Luciano