Ma qui vorrei dire un paio di cose sull'acqua in Sicilia. Nella mia regione, su nove Ato idrici provinciali sei sono a gestione privata. Una lezione interessante per chi ha deciso di votare "no". Nel 2007 l'allora presidente della Regione Totò Cuffaro varò la privatizzazione dell'acqua. Le proteste non mancarono, neanche a destra e nello stesso partito di Cuffaro, l'Udc. Sindaci, consiglieri, deputati, comitati, semplici cittadini si unirono nella lotta contro l'affidamento della gestione ai privati. Non nego che in alcuni casi ci fosse una chiara strumentalizzazione politica. I sindaci "ribelli" però ci sono ancora. Dall'Ato di Palermo ora arriva ad alcuni di loro un avvertimento: chi non ha ancora voluto conferire l'acqua alla società di gestione, se ne assumerà le responsabilità. A Catania c'è la Servizi idrici Spa, illegittima perché ottenne l'appalto senza gare e fuori tempo massimo: la società è bloccata ma i costi di gestione sono aumentati. La Acque Potabili Siciliane (Aps) riceveva contributi regionali in caso di mancati utili, ma ora non li riceve più ed è in liquidazione. Come succede in questi casi, oltre a "capitalizzare i profitti" si devono anche "socializzare le perdite". Traduzione: per coprire il deficit di Aps, i soldi dovrebbero metterli i comuni. Otto milioni di euro. Per non parlare dei costi di trattamento (cloro) e dello stato degli acquedotti siciliani: ogni anno si perde più della metà dell'acqua della rete regionale.
giovedì 9 giugno 2011
Acqua, acqua delle mie brame...
Ma qui vorrei dire un paio di cose sull'acqua in Sicilia. Nella mia regione, su nove Ato idrici provinciali sei sono a gestione privata. Una lezione interessante per chi ha deciso di votare "no". Nel 2007 l'allora presidente della Regione Totò Cuffaro varò la privatizzazione dell'acqua. Le proteste non mancarono, neanche a destra e nello stesso partito di Cuffaro, l'Udc. Sindaci, consiglieri, deputati, comitati, semplici cittadini si unirono nella lotta contro l'affidamento della gestione ai privati. Non nego che in alcuni casi ci fosse una chiara strumentalizzazione politica. I sindaci "ribelli" però ci sono ancora. Dall'Ato di Palermo ora arriva ad alcuni di loro un avvertimento: chi non ha ancora voluto conferire l'acqua alla società di gestione, se ne assumerà le responsabilità. A Catania c'è la Servizi idrici Spa, illegittima perché ottenne l'appalto senza gare e fuori tempo massimo: la società è bloccata ma i costi di gestione sono aumentati. La Acque Potabili Siciliane (Aps) riceveva contributi regionali in caso di mancati utili, ma ora non li riceve più ed è in liquidazione. Come succede in questi casi, oltre a "capitalizzare i profitti" si devono anche "socializzare le perdite". Traduzione: per coprire il deficit di Aps, i soldi dovrebbero metterli i comuni. Otto milioni di euro. Per non parlare dei costi di trattamento (cloro) e dello stato degli acquedotti siciliani: ogni anno si perde più della metà dell'acqua della rete regionale.
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vorrei fare solo alcune correzioni.
RispondiEliminaAPS non ha mai ricevuto un euro nè da regione nè da nessuno, nemmeno per fare gli investimenti che ha presentato. come mai tali progetti sono morti sui tavoli della politica?
un ulteriore esempio.
avete presente la storia dell'acqua all'arsenico in lazio?
l'acqua da quelle parti è sempre stata così, però stranamente finché lo gestiva il comune, nessuno faceva le analisi (o peggio taceva), le ASL non andavano a fare i controlli....e tutti vivevano felici e contenti.
arriva il privato. fa le analisi, comunica la non potabilità, poi casualmente la asl si sveglia e inizia a fare i controlli.
scoppia il caso, e la colpa è del privato.
il problema è la ferita che sanguina o il dito che cerca di tamponare?
Accetto le correzioni. Però vorrei sottolineare che non ne sto facendo una battaglia di religione nella quale pubblico è sempre e solo buono e privato è brutto sporco e cattivo. Che il pubblico non sempre funzioni, l'ho detto più di una volta. Non assolvo affatto la gestione clientelare e mafiosa nel pubblico ma non posso fingere come funzioni quella privata, perlomeno nella realtà che pratico un po', la Sicilia.
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